Ad occhi socchiusi …

La Domenica appena trascorsa, di cui ho già tessuto le lodi, mi ha riservato un’altra sorpresa, se non inaspettata di sicuro dolcissima.

Durante una delle passeggiate che ci siamo concessi io e Hugo, nel tiepido calore del pomeriggio assonnato, abbiamo fatto pit stop nei dintorni di un piccolo gregge di pecore.

Osservarle mentre brucano l’erba, ammirare gli agnellini non dar tregua alla mamma nell’intento di rubarle una poppata in più, ascoltare il tintinnio dei campanelli appesi ai loro collari … Mi rilassa e mi diverte.

Io gli animali li trovo stupendamente buffi … In una mucca non vedo ne carne ne latte, ma focalizzo il suo sguardo, attento e pensieroso, e mi ritrovo a domandarmi cosa le stia passando per quella testa arruffata. In un’anatra mi colpisce la diligenza con cui si ravviva le piume o l’assoluta serenità con la quale sorseggia una goccia d’acqua.

E le pecore per me sono irresistibili!

Hanno occhi particolari che attraggono come magneti, rendendo incapace l’osservatore di intuire i loro pensieri, senza contare che il loro belato è talmente carico di vita e potenza da rendere impossibile il non ascoltarlo.

Come dicevo (prima di perdermi in queste riflessioni) io e Hugo eravamo appollaiati poco distanti dal gregge che, una volta avvistatici si è mosso a chiazze verso di noi con la determinazione di un plotone all’assalto … L’urlo di battaglia era un belato uniforme e autorevole che sapeva di minaccia.

Ovviamente erano presenti degli agnellini e quindi è stato chiaro l’intento delle madri: allontanare il potenziale pericolo.

Noi.

Detto fatto, cara mamma sempre attenta.

Nascondendoci dietro un vecchio muro diroccato abbiamo calmato le acque in tempesta … E non senza ricompensa!

Un cucciolo si è accorto di noi e, uno zoccolo avanti all’altro, ci ha raggiunti belando in cerca della nostra attenzione.

Ha mangiato dalle nostre mani interi ciuffi d’erba e, abituata ad interagire con gli animali, mi sono concessa il privilegio di fargli i cosiddetti “grattini” sulla testa …

Al tocco delle carezze … Ha socchiuso gli occhi!

E poi dicono che gli animali da fattoria non concepisco l’amore!

L’infinita dolcezza di un agnellino vissuta in quel secondo d’affetto … Miglior “ricompensa” non potevo chiedere!

Insieme ad occhi socchiusi, nella speranza di un Mondo che sia Amore indiviso.

 

!Bacio!

Stella_Marina

… Son come i fiori.

Ci son dei giorni che sembrano nascere dai fiori … Dove tutto trova collocazione al primo tentativo e si riesce serenamente a sorridere.

Mi fa ancora strano vedere Hugo a casa mia, seduto al mio tavolo conversando con le persone della mia vita.

Una bellissima sensazione di stranezza.

Ci conosciamo da molto, io e lui, ma c’è da dire che quel noi è nato lontano dai “riflettori” e da sempre lo manteniamo così: nascosto alle luci della ribalta.

Fino a poco fa non era nemmeno così costante la sua presenza, a quel tavolo legnoso compreso nella mia infanzia.

Per questo continua ad essermi nuova la sensazione che mi scaturisce dalle sue risate mescolate alle risate di chi mi è da sempre accanto.

«Capisci di fare parte di una famiglia, quando più nessuno si prende il disturbo di non pigliarti per il culo!»

Controverso … Ma è così! Certificato!

Ed è bello sentirli mentre si scambiano battute a non finire, ridondanti prese in giro e scherzi che più “da prete” non si potrebbe.

Questa sera si ha mangiato tutti assieme (dopo un pomeriggio trascorso fra l’improvvisarsi writer su dei cartoni mal ridotti e lunghe passeggiate nel chiarore del tramonto) e i discorsi dei tanto temuti cambiamenti che in punta di piedi arrivano nell’inoltrarsi del matrimonio, sono piovuti all’improvviso … Scatenando l’ilarità di tutti, devo dire!

“Adesso dividete quello che avete nel piatto … Fra 30 anni vi scannerete solo se l’altro proverà a chiedervi di fargli assaggiare un pezzo!”

“Dopo 30 anni col cazzo che ti alzerai per farle il caffè … Piuttosto ti sposterai per farla arrivare da sé alla moka!”

Sarò matta io … Ma quanto è bello tutto questo!

E’ vero, io e Hugo non stiamo più insieme … Ma quando le giornate nascono dai fiori, un’etichetta non serve a nulla … Perchè ciò che realmente c’è è un profumo che non si leva dalla pelle … E “niente” diventa tutto!

 

!Bacio!

Stella_Marina

Confidenze suppergiù

Questa sera ho guardato un film che mi ha permesso di riflettere sulla Me di adesso!

Non era un film serioso, quindi non pensate subito a titoli filosofici e trame strappa lacrime … Era una cagata di film, uno di quelli che ti guardi per farti due risate.

Però mi ha permesso di riflettere.

Ho iniziato a mettere ordine nelle mie giornate parecchi anni fa … E l’ho fatto perchè, di ordine, non ne avevo quasi una briciola.

Le mie giornate iniziavano alle 13.00 del pomeriggio, non pranzavo mai se non con una tazza fumante di caffè. Per le 14.00 ero fuori casa, girando senza senso e senza meta con le mie amiche, passando vicino ai tipi che ci aggradavano in quel periodo. Alle 19.00 tornavo a casa, cenavo (il più delle volte … Se mi andava) e alle 20.00, vestita di tutto punto, ero ancora fuori … A caccia di una nuova avventura che, come quella di cenerentola, durava una serata … Solo che, invece di finire a mezzanotte, la mia terminava alle sei del mattino successivo.

Così ogni giorno, per tutta l’estate … E ogni sabato, per tutta la durata dell’anno scolastico.

E’ arrivato il giorno in cui ho deciso di mettere un freno! Ma non perchè sia diventata bigotta, astemia e puritana tutto di colpo (come certa gente che conoscevo!) … Semplicemente ho iniziato a pensare di portare avanti anche altri aspetti della mia vita.

Ma cosa è successo??

Ora, che ho costruito quella parte solida in me stessa che prima mancava … Mi sono accorta di aver completamente perso la parte di quella che si ritrova ad andare a dormire quando gli altri si alzano per andare a lavorare.

Non me n’ero accorta così bene come in questa serata!

Avete presente quel periodo nella vita in cui si esce e non si sa mai dove si andrà a dormire? Con chi si riderà? Dove ci si ritroverà? E con che storie mozzafiato ci si sveglierà la mattina successiva?

Ecco! Parlo di quello!

Penso sia ora di rimettersi in marcia … Parafrasando Bilbo Baggins (si, adoro LOTR!!): “Andata e Ritorno … E poi ancora Andata e Ritorno … Perchè c’è SEMPRE da scarpinare!”

Adesso Ricomincio da tre (come il grandissimo Massimo Troisi), senza buttare via nulla … Ma aggiungendo ciò che ho perso!!

Perchè ci vuole equilibrio … Il troppo, alla fine storpia! E personalmente, sono una persona che ha bisogno di ordine e sregolatezza pura … Per dare il meglio di Me!

!Bacio!

Stella_Marina

Le mie tre Citazioni!

Oggi, curiosando sui blog che seguo, ho scoperto di essere stata nuovamente nominata da io e te, con un the.  . Questa volta per la “3 days, 3 quotes challenge”che consiste nel postare in tre giorni, ogni giorno tre fra le nostre citazioni letterarie preferite.

Come idea mi piace molto e sono felice che anche questa volta mi abbiamo coinvolta, però ho deciso di non attenermi alle regole chiare e fisse.

Ho optato per partecipare solo oggi, elencando qui sotto le mie uniche tre citazioni della challenge.

Premetto che quella riguardante “Il Fasciocomunista” è strettamente legata all’immagine politica dei fasci, ma NON L’HO SCELTA per questo motivo, essendo io una persona apolitica. La ragione della mia preferenza verso quel preciso istante del romanzo è da attribuirsi al forte legame che unisce i protagonisti.

Direi che dopo questa premessa, posso tranquillamente iniziare!

Numero 1.

“Ma invece di dirigersi subito verso la porta il soldato cominciò a camminare lungo il muro, sfiorando con reverenza la pietra con le dita, come se vi stesse leggendo un’iscrizione.”

Tratto da “Lettere a un Amore Perduto

Numero 2.

“Poi sopra ci siamo schierati, in fila, coi giubbini neri, e il Bava ha detto: «Volontari, aaa-ttenti!», e noi siamo scattati tutti quanti. Poi: «Caduti per l’Italia!», e noi: «Presenti!» e abbiamo alzato il braccio.       [ … ]       Ma tutti, scendendo, avevamo gli occhi umidi, pure i genovesi, pure Nerone. Solo il Bava pareva freddo.”

Tratto da “Il Fasciocomunista

Numero 3.

“«Davvero tu lo faresti?» sibilò. «Tu libereresti dalla catena un Lupo Mannaro affamato? Ma ti rendi conto di che cosa significa? Nessuno sarebbe sicuro di fronte a me!». «Appunto», replicò Atreiu, «io sono Nessuno. Perciò perché mai dovrei avere paura di te?». Voleva avvicinarsi di un altro passo a Mork, ma questo emise di nuovo il suo ringhio, questa volta così profondo e terribile, che il ragazzo indietreggiò.”

Tratto da “La Storia Infinita

Questo è quanto!

!Bacio!

Stella_Marina

Noi – Italiani

Ormai non è più così strano sentir parlare un po’ ovunque della situazione italiana riguardante gli eccessivi sbarchi sul suolo nazionale di gruppi di stranieri.
E, al contempo, non è cosa strana sentire italiani rispondere a varie problematiche con l’ormai tipica frase: “La gente si dimentica che anche noi, ai nostri tempi, siamo stati immigrati.”
Giusto! Nulla da obbiettare …
Se non per il fatto che i due esempi non potrebbero essere più diversi fra loro.
Prendiamo ad esame l’esodo in Boemia.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, determinati paesi del nord d’Italia vennero evacuati per l’incolumità della popolazione che si trovava al centro dei due fronti, quello italiano e quello austro-ungarico.
Le genti, senza ormai una casa in cui rifugiarsi, vennero collocate in diversi paesi della Boemia e della Moravia dove, di primo acchito, non vennero visti di buon occhio dai locali.
Questo cambiò quando gli italiani dimostrarono volontà, operosità ed onestà rimboccandosi le maniche e guadagnandosi il pane lavorando nei campi, nelle fattorie e ovunque servisse manodopera …
Imparando quella lingua che, all’inizio, pareva troppo difficile anche solo da pronunciare.
Lavorarono e si presero cura gli uni degli altri con umiltà, con serietà e fu così facendo che si guadagnarono la fiducia di un Paese che non era il loro …
E una volta passato il pericolo incombente della guerra, tornarono nella propria Patria portando nel Cuore nuove amicizie, ricordi dai colori diversi, ricette dai sapori contrastanti ma, soprattutto l’immensa gioia di rivedere finalmente la propria terra.
 
Quindi, non dite “La gente si dimentica che …”!
Non lo dite!
Perché ciò che i nostri nonni hanno vissuto è stato tramandato a noi con i loro racconti, con le loro parole, con le loro foto ingiallite dal tempo. E’ nel nostro DNA e questo non  si dimentica … Mai!

Non dite “ … anche noi, ai nostri tempi, siamo stati immigrati.”!
Non lo dite!
Perché ciò che trovarono le nostre genti fuori dalle mura del nostro stupendo Stivale non fu comodità, agio o sballo … Nulla li fu regalato, nulla!!

Quindi non dite che questa è la stessa situazione di allora … No!

Agli immigrati in Italia, vengono regalati alberghi in cui stare, viene concesso di occupare una scuola elementare in cui andare a vivere, vengono rilasciati sussidi, viene concesso aiuto da parte degli enti statali per trovare un posto di lavoro e viene offerta la possibilità di uscire dal carcere per buona condotta dopo aver commesso il crimine di stuprare o uccidere!

Per i nostri nonni non è stato così!

Quello che hanno ottenuto … Il rispetto, la fiducia, la generosità … L’hanno sempre guadagnato col sudore della fronte e col rispetto nel petto!

“Io credo nella mia terra. Non nel suo governo.”

 

!Bacio!

Stella_Marina

Cime Tempestose

Bentornati Sperduti.

Oggi, sempre in vena di spulciare vecchie testimonianze, ho rincontrato una mia recensione flash scritta all’inizio del 2015. Essendo un libro, questo, che ancora si trova tra i miei tre preferiti (e che rileggerò sicuramente), ho pensato di condividere con voi le poche righe con le quali l’ho descritto subito dopo averne letto la conclusione. Sto parlando, come si evince dal titolo, di Cime Tempestose della talentuosa Emily Brontë. Ho amato e temuto questo romanzo ad ogni riga divorata dai miei occhi, talmente sorprendente – carico di emozioni straripanti – crudo – agghiacciante, mi è stato impossibile non percepire a pieno i tormenti e le speranze dei protagonisti.

Non è cosa semplice per uno scrittore e non tutti ne sono in grado. Per questo motivo non riesco ad allontanare questo romanzo dai primi gradini del mio podio letterario!

Eccovi la recensione flash:


Un intricato sali/scendi di sentimenti meravigliosamente narrato dalla mano di Emily Brontë sotto l’androgino pseudonimo di Ellis Bell.
Un’affascinante “storia nella storia” in cui ritroviamo: inizialmente il misantropo signor Lockwood ritiratosi nella lussuosa Thrushcross Grange come inquilino del burbero signor Heathcliff, residente solitario nella vicina proprietà di Wuthering Heights, per essere poi spinti come da una feroce bufera nei ricordi della mite domestica Ellen Dean, testimone oculare della crescita, degli amori, della crudeltà e dei profondi rancori dei protagonisti. Catherine, Hindley e Heathcliff in maggior risalto, senza scordare le personalità di Edgar, Isabella, Hareton, Cathy e Linton.
Una narrazione a volte lugubre, violenta e ricolma di una passione travolgente e distruttiva capace di far tremare e commuovere il lettore, completamente rapito da quelle dinamiche così ostili e disumane, che ricoprono e soffocano chiunque si addentri nella brughiera di quell’isolata Wuthering Heights.


Prima o poi, armata di corazza emotiva, mi spingerò nuovamente nella lettura di questo grande classico.

Mary

Pianeti in Paradiso

Durante queste ultime settimane mi sono imbattuta in alcuni pezzi del mio passato.

Forse “imbattuta” non è il termine più corretto visto che implica della casualità, mentre io mi ci sono buttata a capofitto nella ricerca di questa preziosa merce, coinvolgendo ostinatamente collaboratori strappati ai loro comodi pomeriggi del sabato per darmi man forte. Leggermente controvoglia, ma tra una risata e una presa in giro.

Insomma, cercando cercando, ho riportato alla luce frammenti di una storia che sembra lontana. Un romanzo dalle pagine ingiallite cosparse dal pungente odore di vecchio (che ai libri regala quel non so che di valore), dalla trama farcita d’amori, litigi e insicurezze.

Frammenti di me, letti dalla Stella del presente su fogli scritti di proprio pugno dalla Stella del passato.

Il filo magico e invisibile dei viaggi nel tempo.

Quaderni scarabocchiati con disegni dai bordi calcati con il duro inchiostro di una penna, libretti traboccanti false giustificazioni per quelle giornate passate in vacanze autogestite quando si sarebbe dovuti essere chini sui banchi scolastici, poesie frettolose per ragazzi mai incontrati e chilometriche lettere mai spedite al destinatario.

Fra tutti questi ritrovamenti, ecco apparire i famosi “bigliettini” lanciati da una parte all’altra dell’aula con il sottofondo dei prof troppo presi a spiegare.

Nomi che all’epoca pronunciavo costantemente, di cui ora non ricordo nemmeno il volto a cui erano connessi: Mirko, Pietro, Alessandro. Così importanti da portare via righe continue sui messaggi cartacei che rivolgevo alle amiche.

Ma chi erano?! Non ho fatto altro che chiedermelo durante tutto il tempo della lettura, sentendomi sempre più una piccola investigatrice che, impugnata la stereotipata lente d’ingrandimento, tentava (senza successo, sia chiaro) di ricostruire la sequenza degli eventi manco un protagonista di CSI.

E la lite col Manuel … Pure qui! Cosa sarà mai successo??

Nei reperti archeologici della mia adolescenza non si fa altro che accennare a questo litigio … Pareva pure serio o, quanto meno, intrigante (da donna, non posso che non esserne incuriosita!) … Ma niente! Misteri senza risoluzione sparsi a pioggia in quei pezzettini di carta ormai laceri, appallottolati così stretti che per aprirli evitandone la completa distruzione, diventa di assoluta necessità possedere un dottorato in “mano d’opera lillipuziana”.

E mentre leggevo, col cuore sovraccaricato dall’intima conoscenza di quella ragazza così simile a me, mi sono sorpresa nell’avvertire i passi intrapresi dal tempo che muta.

Sono sempre io, ma sembra un’altra vita.

Altri discorsi, differenti riflessioni, nuove paure, nomi freschi da chiamare.

Tasselli infiniti di un unico puzzle … L’insieme variopinto delle immagini raccolte dal mio sguardo durante queste innumerevoli vite vissute in ventitré anni.

 

Vorrei concludere con una pillola di “saggezza”, rinvenuta durante l’attività di lettura biglietti.

Direttamente dal 2005 … (Tenete a mente che ero piccola 🙂 !) … Ecco a voi:

“Stella: Ho capito solo che il sole morirà. Secondo te, i pianeti vanno in paradiso?

Friend: Secondo me anche i pianeti hanno un paradiso!!”

Dopo averlo letto ho riso per mezz’ora di orologio!! 😀

 

!Bacio!

Stella_Marina