#Recensione: Se fossi padre

Recensione pubblicata per il mensile Leggere:tutti

Durante l’arco della nostra vita veniamo sottoposti ad un’elevata quantità di stimoli capaci di spingerci a modificare, confermare o ad abbandonare la strada già intrapresa; il più influente è senza dubbio il legame che unisce genitori e figli. Ognuno di noi infatti, consapevolmente o meno, viene condizionato nel suo approccio al mondo dal rapporto con i componenti della propria famiglia, dai loro errori e dalle loro idee che, col tempo, rimangono impresse su di noi come un tatuaggio e che delineano, positivamente o negativamente, una parte di quel che saremo in futuro.

I tredici brevi racconti di Pietro Spirito, raggruppati per la prima volta all’interno di questo volume, mirano ad evidenziare il filo rosso che accomuna e, paradossalmente, divide genitori e prole; con il preciso scopo di far luce sull’importanza di una sana figura paterna per l’ottimale sviluppo della personalità del proprio pargolo.

Durante la lettura ci si imbatte infatti in diverse tipologie di rapporti che passano dal senso di colpa di un padre fedifrago che, dopo aver smarrito il figliolo, si punisce immaginando una sequenza di esagerate tragedie che potrebbero essergli capitate; all’ingombrante bisogno di attenzioni capace di spingere un giovane figlio d’arte a commettere il reato di plagio oppure, in un diverso caso, a trasformarsi in un metodico terrorista per rendere onore a quel ben voluto partigiano che lo ha cresciuto; fino a toccare la ragnatela di menzogne imbastite da un coscienzioso universitario nei confronti di suo padre e che troverà risoluzione solamente nella medesima disperazione di entrambi. Una lettura leggera che comunque regala degni spunti di riflessione per approfondire le conseguenze, talvolta drammatiche, del legame che unisce i padri ai figli; onde evitare un futuro in cui, un vecchio sassolino, scateni un’inarrestabile frana emotiva.

Se fossi padre – Pietro Spirito – Mauro Pagliai Editore – € 9, 00

Mary

#Recensione: Il simbolo

Recensione pubblicata per il mensile Leggere:tutti

Con all’attivo un trentennio di studi dedicati alla storia antica, Damiano Leone ripropone alcuni passaggi dell’affascinante Impero Romano utilizzando come chiave di lettura un’eroe dalla natura atipica.

Ben Hamir – questo il nome del protagonista – accompagna passo-passo il lettore nel labirinto degli eventi racchiusi nelle oltre seicento pagine del romanzo svelando, non solo usanze e giochi di potere di popoli ormai scomparsi, ma ponendo particolare accento sui vizi, le perversioni e le debolezze che ne caratterizzarono la società; si tratta infatti di un protagonista nato dall’unione fra un padre ignoto ed un’avida meretrice che, raggiunta l’età degli otto anni, lo costringe al mondo della prostituzione con lo scopo di incrementare la propria ricchezza.

L’infanzia umiliante e la tirannia della madre spingono Ben Hamir ad abbandonare la terra natia, Gerusalemme, al raggiungimento dell’adolescenza e ad affrontare un viaggio via mare costellato di mete culturalmente ricche ed affascinanti: le coste ateniesi, la confusione cosmopolita romana, le monumentali piramidi egizie.

Nel susseguirsi di curiosi incontri con personaggi appartenenti alle più svariate fasce sociali – servitori, centurioni, politici, gladiatori e filosofi – una particolare amicizia spicca su tutte le altre: quella con l’Imperatore Tiberio. Nasce infatti fra i due un sentimento di forte rispetto e fiducia che spinge Ben Hamir ad utilizzare doti seduttive e conoscenze personali per compiere azioni di spionaggio politico a favore del suo Princeps.

Quello di Damiano Leone è un romanzo che non ha la presunzione di porsi come saggio storico, ma arricchisce inevitabilmente la comprensione del lettore nei riguardi di quel maestoso mondo, ormai così lontano dal moderno vivere, capace ancora di affascinare l’immaginario comune e che, per sempre, rappresenterà una fetta importante delle nostre radici: l’Impero Romano.

Il simbolo – Damiano Leone – GCE Editore – € 23, 00

Mary

#Recensione: Fai bei sogni

“E’ dura rimanere orfani nel Paese dei mammoni”. Lo scrive la penna digitale di Massimo Gramellini – autore che mi suscita inevitabile stima per la realtà dei suoi scritti – nel romanzo edito ormai otto anni fa, intitolato Fai bei sogni. Un augurio tenero e amorevole di una madre verso il proprio figlio: Fai bei sogni, piccolino.

Come ci suggerisce la frase sopra riportata, la questione ruota attorno all’esistenza mutilata di un giovane figlioletto di nove anni rimasto improvvisamente orfano di madre. Il Brutto Male l’ha portata via con se o forse è stata lei a volerlo seguire, stanca di voler bene a quel suo marito un po’ orso di carattere e a quel bambino che le vorticava intorno come un satellite. Il suo personale satellite dalla testa piena di fantasie, riflessioni e riccioli biondi. Una perdita inspiegabile che scatena una carestia femminile nella vita del piccolo: nonna Emma preferisce non far aspettare troppo a lungo il nonno Oltre il Velo e lo segue, Madamìn torna alla sua vita, e a suoi figli, dopo aver prestato le sue cure alla mamma sempre più triste, Madrina è scomparsa dentro una nebbiosa lite con papà orso. L’unica figura femminile sopravvive nell’uomo denominato Mio Zio, l’unico abbastanza sensibile da rievocare nel piccolo orfano un vago ricordo di materno affetto.

Tutti, prima o dopo, perdiamo qualcosa o qualcuno e solitamente si reagisce un po’ tutti allo stesso modo. Rabbia. Ci si arrabbia col mondo, con noi stessi, con la vita o con quel Dio che ci ha voluti punire. Ci arrabbiamo talmente tanto che sigilliamo il cuore in una Fortezza della Solitudine che siamo certi ci proteggerà da tutti gli altri colpi potenzialmente fatali. Perché non essere amati è una sofferenza grande, però non la più grande. La più grande è non essere amati più. Barrichiamo i nostri sentimenti vivendo come viene. Magari finiamo col diventare superficiali oppure freddi, magari ci incattiviamo o forse restiamo semplicemente soli. Solo per non essere feriti più. Tenere tutti alla larga è un buon contraccettivo sentimentale e il piccolo orfano, trasformatosi rapidamente da adolescente a uomo, ormai lo utilizza abilmente.

Dicono però che la vita non avvisa quando si intestardisce con te e allora capita che, all’improvviso, bussi così forte da crepare il ghiaccio della Fortezza. Magari decide di liberarti il cuore da un terrazzo romano, fra intellettuali e simulatori, oppure con l’ausilio di un codino bianco scodinzolante e speranzoso. Di fatto, quando la prima spaccatura intacca l’armatura, il terrore di un’eventuale sofferenza ci paralizza … Salvo ricordarci, poi, lo splendore del calore che si irradia nel cuore quando lo si lascia all’aria aperta e che, un po’ di dolore, è forse un piccolo pedaggio da pagare per restare connessi alla vita. L’unico modo effettivo di vivere.

Un romanzo nitido e semplice. Spennellato da un’ironia buffa e trasparente come lo può essere quella involontaria di una bambino (e proprio in questo, secondo me, risiede anche la bravura di Gramellini). Quando il pennarello si scaricava, papà mi consentiva di usare una biro dell’ufficio, ma appena ci alzavamo per andare a casa pretendeva che la rimettessi a posto. “Non è nostra. Appartiene allo Stato.” Sono cresciuto credendo che lo Stato fosse un produttore di biro. Un percorso attraverso gli occhi di un orfano che, lentamente, forse ricorderà ancora come mantenere fede a quell’augurio di mamma. Fai bei sogni. Anzi, fateli insieme. Insieme valgono di più.

Fare bei Sogni fa bene al Cuore.

 

Fai bei sogni – Massimo Gramellini – Longanesi – € 12, 90

Mary

 

#Recensione: Storie fantastiche di gente comune

Bentornati Sperduti.

La mia assenza dal blog si è protratta più di quanto avessi immaginato e ci ritroviamo così nel nuovo e misterioso 2018.
Buon Anno a tutti voi, con l’augurio che siano 365 giorni ricchi di fantastiche avventure e straordinari momenti da ricordare … Con uno splendente sorriso disegnato sulle labbra!

Come spesso si dice: “La Vita è ciò che accade, mentre sei intento a fare altro”… Io ne ho avuto – diciamo – un assaggio, durante l’estenuante vorticare degli ultimi mesi.
Ma rieccomi qui, un po’ frastornata – com’è ovvio – ma con una gran voglia di rimettermi in gioco e di condividere con voi, Lettori Sperduti come lo sono io, nuovi pensieri e nuovi romanzi. Per questo, mi sento di esclamare: Bentornati a voi, e Bentornata a me!

Riprendiamo dunque dal punto in cui abbiamo lasciato: parliamo di libri – finalmente! Il romanzo che vi propongo quest’oggi rappresenta l’opera d’esordio di un giovane autore di origini romane che, raggiunti i 26 anni, ha deciso di intraprendere quello che, per ogni accanito lettore, rappresenta la Grande Avventura: scrivere!

Ordunque, vi presento Stefano Valente con il suo: Storie fantastiche di gente comune.

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Scheda

  • Titolo originale: –
  • Autore: Stefano Valente
  • Casa Editrice: autopubblicazione attraverso Youcanprint
  • Anno di pubblicazione: 2017
  • Genere: narrativa
  • Pagine: 113
  • Prezzo di copertina: € 12, 00
  • Prezzo ebook: € 3, 99

Recensione

Il romanzo si presenta come una raccolta di tre differenti vicende, accomunate fra loro dalla forte integrità morale dei protagonisti e da una presente Voce Narrante che ci accompagnerà nello scorrere delle pagine, spiegando ed esaltando le azioni dei personaggi.

• Nel primo racconto ci viene presentato Paolo Destro.

Ex membro dell’Aeronautica Militare Italiana, esibisce fin da ragazzino uno spigliato senso del dovere e rispetto nei confronti della giustizia; particolarità che, studente in un liceo scientifico, lo porta a soffrire fin quasi all’esasperazione. La causa scatenante di tanto malessere sta nella furbizia di alcuni compagni di classe capaci di conseguire ottimi risultati, pur non impegnandosi negli studi, semplicemente simpatizzano con i professori. Esausto, Paolo cerca conforto nell’unica personalità dai valori affini ai suoi: la rispettata e temuta professoressa Tiziana De Filippis. Di forte ispirazione risulteranno le parole della donna: “Noi dobbiamo essere l’esempio!”.

Per tutta la vita Paolo terrà a mente questa frase, imboccando il cammino militare nella speranza di essere d’aiuto a Patria e indifesi. Il motto “Onore e Disciplina” si trasformerà nel mantra della sua esistenza, solidificando quella necessità di agire attivamente per la tutela delle libertà; scontrandosi a testa alta contro ogni ostacolo, perfino contro la disapprovazione della famiglia.

Fortunatamente, all’Accademia incontra Augusto, ragazzo pacato dai principi simili ai suoi, con il quale instaura fin da subito un profondo legame d’amicizia. I due condividono l’intero periodo di formazione militare e affrontano spalla a spalla anche la prima occupazione effettiva. Fino al giorno in cui, l’amore per Giulia, guadagna il podio tra i pensieri di Paolo.

Da qui, segue l’abbandono dell’Aeronautica – la ricerca di una nuova occupazione – il trasferimento della giovane coppia in un tranquillo quartiere di Denver: una casetta dai rossi mattoni in riva allo Sloan’s Lake. L’ormai inflazionato sogno americano, dunque. Fino al giorno in cui, lo squillare del telefono, obbligherà la giovane coppia ad un rientro in Patria: una tragica notizia sconvolge la serenità di Paolo ma, al contempo, gli offre la possibilità di rincontrare una figura importante dell’infanzia e di concretizzare, finalmente, quel suo desiderio di essere d’esempio.

• Il brano successivo, intitolato “Il farmaco letale”, offre come protagonista un’affascinante farmacista di nome Chiara Salvati. Studentessa dai massimi voti e con un quoziente intellettivo di 160, la giovane donna vede nella propria occupazione un degrado delle reali capacità di cui dispone. Pensiero aggravato dall’immediato successo di Alessandro – fratello maggiore – che, ultimato il percorso universitario, è stato contattato per una posizione particolarmente rilevante all’interno di una delle case farmaceutiche più prestigiose del mondo: la Golden. Estremamente uniti fin dalla tenera età, i due si ritrovano a percorrere strade lavorative parallele: a calpestare i dorati ciottoli del magico sentiero di Oz, sono i piedi di Alessandro, reputato alla stregua di una star hollywoodiana – destreggiandosi fra banchetti, Galà e conferenze internazionali – grazie all’innovativo medicinale brevettato dalla Golden: una pillola ricca di principi della curcumina, che sembrerebbe donare una cura a malattie quali l’Alzheimer e il Parkinson senza presentare il minimo effetto collaterale. Di altra fabbricazione è invece il fangoso sentiero montano sul quale zoppica Chiara: un lavoro privo di soddisfazioni, le continue prepotenze della nevrotica moglie del datore, uno stipendio al limite sindacale, una vita sentimentale completamente sterile e la consapevolezza di star sprecando tempo e capacità. A fare da collegamento fra i due, rimane come un solido ponte l’affetto e la stima reciproca. Purtroppo, capita che anche il buon sangue sappia ben mentire … Questa la lezione che apprenderà sulla propria pelle la giovane protagonista, ritrovandosi da sola ad affrontare un nemico che non si sarebbe mai immaginata.

• In ultimo, Matteo Cesari. Brillante avvocato riconosciuto a livello nazionale che conta al suo attivo circa un ventennio di cause vinte … E una recente macchia nera sull’ideale di giustizia: aver permesso ad un assassino di venir assolto.

L’uomo in questione è Alberto Basile, accusato dell’omicidio della moglie ma scagionato e ritrovato morto nella propria abitazione poco dopo il rilascio. Con l’impossibilità di riconsegnare alla giustizia il brutale assassino, lavare quella macchia d’inchiostro dalla coscienza sembrerebbe impossibile. L’unica mossa a disposizione sarebbe l’incastrare la mano colpevole della dipartita di Basile.

Grazie a questa necessità di riscatto, Matteo si catapulterà in una caccia all’uomo. Un gioco pericoloso fra due squadre ben distinte: da una parte il marciume della dilagante corruzione mentre, dall’altra, la fragilità di una verità che spinge per emergere.

Una raccolta di storie diverse in situazioni e stile, ma ricollegate da un sottile filo parlante: la Voce Narrante, che ad ognuno consiglia e sussurra. Guidandone i passi, nel tentativo di suggerire la strada da intraprendere.

 

Mary

#Recensione: Il gatto che aggiustava i cuori

Bentornati Sperduti.

Altra recensione di Gennaio on the read!, ed ennesimo protagonista felino! Di differente c’è che non si tratta di un romanzo biografico – come quello scritto da James Bowen, che potete trovare QUI -, ma dell’avventura alla ricerca di una nuova casa, vissuta direttamente dal punto di vista del tenero gatto Alfie, in mezzo alle vite dei personaggi di Edgar Road.

Vi presento Rachel Wells con il suo: Il gatto che aggiustava i cuori.

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Scheda

  • Titolo originale: Alfie The Doorstep Cat
  • Autore: Rachel Wells
  • Casa Editrice: Garzanti Editore
  • Anno di pubblicazione: 2014
  • Genere: narrativa
  • Pagine: 313
  • Prezzo di copertina: € 9, 90

Recensione

Il giorno in cui la dolce padrona di Alfie, Margaret, si addormenta nella quiete dei suoi lunghi anni di vita senza più risvegliarsi, l’esistenza di questo gattino viene sconvolta dall’incertezza del futuro. La casa in cui ha vissuto fin da cucciolo sta rapidamente svuotandosi di ogni gingillo – mobilia – fotografia, testimoni silenziosi di un tempo ormai passato; mentre Linda, figlia di Margaret, discute col marito di un gattile a cui affidarlo … Come intonaco vecchio, le sicurezze di questo felino si sgretolano sotto i duri colpi del cambiamento.

Capendo di essere rimasto solo, chiede consiglio alla dolce Mavis – gatta anziana dal rassicurante istinto materno – alla quale confida l’opprimente tristezza che lo pervade e grazie ad una lunga chiacchierata accetta l’inevitabile. Solamente una soluzione sembra esistere: scappare. Allontanarsi il più possibile da quel luogo ormai freddo, per incamminarsi senza meta alla ricerca di una nuova famiglia. Terrorizzato, torna a casa di Margaret aspettando che cali la notte, per poi sgattaiolare fuori ritrovandosi per la prima volta senza un riparo a cui tornare. Non avendo idea di quale direzione prendere, Alfie vagabonda per i quartieri londinesi, imparando fin da subito il peso del profondo senso di vuoto che accompagna la solitudine. Esasperato da questa condizione, si trascina stancamente nel deserto della notte con il cuore oppresso e le zampe tremanti. La strada, però, è spesso un luogo pericoloso, specialmente per un gattino abituato al calore di quattro mura, ai comodi sonnellini consumati appallottolato sul divano e alle carezze gentili da parte di mani amorevoli; infatti i brutti incontri non si fanno attendere a lungo: tra gatti randagi non proprio amichevoli, mostruose automobili dagli occhi luminescenti, terribili cani dalla dentatura appuntita e uomini meschini inclini alla cattiveria, ogni nuovo pericolo alimenta l’angoscia del piccolo gattino.

Fortunatamente l’istinto di sopravvivenza prende forma fianco a fianco alla paura, crescendo di pari passo fino a controllarla. Alfie inizia così a capire come destreggiarsi in mezzo agli innumerevoli pericoli, trasformandosi da gatto da divano ad abile vagabondo. Impara a procacciarsi cibo – sperimenta le prime azzuffate, scoprendo un’agilità che non pensava di possedere – comprende velocemente il momento migliore per attraversare un’enorme strada rumorosamente trafficata e apprende con gioia quanto l’amicizia sia generosa anche nel mezzo di una strada. Una grinta nata dal felice ricordo della sua Margaret e dell’anziana gatta Agnes – anche lei adottata dalla signora -, con le quali formava quella famiglia che ormai ha perso.

Per intere settimane Alfie vive allo sbando, senza riparo o un pasto assicurato … Finché, un giorno, si trova davanti agli occhi un tranquillo quartiere dalle case schierate ordinatamente ai lati della strada. Una strana sicurezza si fa largo nel suo cuore: finalmente è giunto alla sua meta. Edgar Road.

Il primo incontro avviene con Claire, una giovane donna dagli occhi velati da una recente delusione con la quale instaura rapidamente una tenera amicizia. Nonostante questo, Alfie decide fin da subito di intraprendere la professione di gatto dei portoni – molto in voga tra i felini senza fissa dimora – per evitare di ritrovarsi, in futuro, ancora solo e spaventato. Il piano consiste nel piazzarsi davanti alle porte d’ingresso del vicinato, con la speranza di instaurare un legame affettivo con più famiglie possibili e crearsi, così, un cuscinetto “anti randagismo”. Seguendo questo schema, fa la conoscenza di Jonathan, quarantenne in apparenza scorbutico, di Franceska con relativa famiglia e della neo mamma Polly con il marito Matt. Destreggiandosi fra una colazione con Claire, una sosta davanti alla tv di Jonathan e le ore sfiancanti del pomeriggio insieme ai bambini, la ruota comincia a girare a favore di Alfie.

Ma gli esseri umani sono strani, si sa, e si portano dietro pesanti tristezze che non sono in grado di controllare, e gli abitanti di Edgar Road in questo non sono da meno. Sarà proprio in quel momento che il vecchio gatto da divano ormai gatto dei portoni Alfie, gli aiuterà ad aprire gli occhi, riuscendo a salvarli dal freddo dell’infelicità.

Considerazioni personali

La parte che mi ha coinvolta è stato il finale, fattore determinante per il mio apprezzamento al romanzo. Purtroppo l’interesse è iniziato e terminato lì, infatti ho riscontrato parecchie difficoltà durante la lettura: continue le ripetizioni dell’autrice nell’intento di descrivere lo stato d’animo del protagonista; noiosi i dialoghi fra gli abitanti di Edgar Road che, in certi casi, sembrano attori scadenti al primo ciak; meccanici e prevedibili i comportamenti di Alfie in qualsiasi tipo di situazione. Lo stile narrativo non mi ha entusiasmata e, sotto alcuni aspetti, nemmeno il protagonista – troppo altezzoso per i miei gusti.

Voto: 6/10

Mary

#Recensione: A spasso con Bob

Bentornati Sperduti.

Ieri mattina ho notato questo romanzo abbandonato a prendere polvere sul mio comodino. Si tratta di una lettura inserita nella rubrica Gennaio on the read! , così ho preso la palla al balzo per terminarla e potervene parlare. Ricco di argomenti pesanti – disintossicazione, maltrattamento animale, emarginazione sociale – e di profonde riflessioni, questo docu – libro è caratterizzato dal desiderio dell’autore di narrare i fatti semplicemente come sono avvenuti, evitando abbellimenti ed esagerazioni.

Vi presento James Bowen con il suo: A Spasso con Bob.

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Scheda

  • Titolo originale: A Street Cat Named Bob
  • Autore: James Bowen
  • Casa Editrice: Sperling & Kupfer
  • Anno di pubblicazione: 2012
  • Genere: biografico
  • Pagine: 239
  • Prezzo di copertina: € 17, 90

Recensione

«Bob è il mio più caro amico […] e in cambio non ha mai chiesto nulla di difficile: vuole soltanto che io mi prenda cura di lui … »

Essere un musicista di strada per le vie di Londra significa camminare portandosi incollato al corpo il mantello dell’invisibilità di Harry Potter. Questo, James Bowen lo sa bene. Lui che da dieci anni vive alla giornata, portando a casa quelle poche sterline raccattate suonando cover di grandi musicisti nella confusione di Covent Garden. Con alle spalle un passato di solitudine e disperazione messe a tacere da una dose di eroina, James vive il suo presente in un malconcio alloggio popolare assegnatogli dagli assistenti del centro di recupero per tossicodipendenti, guadagnando il giusto per sopravvivere e tenendo a bada il continuo bisogno di annebbiarsi la coscienza grazie ad una quantità giornaliera di metadone prescritta dal medico.

Questa è la sua vita. Fino a quando, un giovedì di marzo del lontano 2007, nota appallottolato su di uno zerbino del condominio un giovane gatto. Tra il bellissimo manto rossiccio che lo ricopre sono visibili i segni di un’esistenza in strada: il pelo è arruffato e sporco, lasciando intravedere chiazze di pelle nuda ed una profonda ferita non ancora cicatrizzata. L’istinto suggerisce a James di prendere fra le braccia quel gatto infreddolito e accudirlo, ma la ragione lo convince dell’idea che possa avere nei dintorni un padrone dal quale tornare, così dopo un paio di carezze amichevoli lo abbandona in quell’atrio buio. Il giorno dopo però, di prima mattina, ritrova il felino immobile nello stesso identico punto. Tutto solo. Decide allora di lasciar passare ancora qualche giornata, prima di sollevarlo in un abbraccio e portarlo al caldo del suo umile appartamento.

Dopo aver fatto delle ricerche nel quartiere sperando di scovare il luogo di provenienza dell’animale – senza trovare riscontro – prende la decisione di tenerlo con sé fino al momento in cui non sarà completamente guarito dal morso sulla zampa posteriore e, non potendo lasciarlo senza un nome, opta per chiamarlo come uno dei protagonisti della serie “I segreti di Twin Peaks”: Bob.

Ha così inizio la loro convivenza.

A seguito di una necessaria visita dal veterinario con una cura prescritta di antibiotici, l’infezione alla zampa comincia ad attenuarsi ed il pelo torna lucido e folto, risvegliando immediatamente il carattere vispo ed energico di Bob che sembra divertirsi nel distruggere portine – sedie – calzature e pure il divano, già abbastanza usurato dal tempo. James comunque rimane fermo sull’idea di riportarlo in strada, non volendo interferire con la libertà del suo nuovo amico. Purtroppo è Bob a pensarla diversamente e, nonostante il ragazzo cerchi di allontanarlo, lui continua a seguirlo imperterrito nel tragitto per Covent Garden, esprimendo chiaramente la sua intenzione di non tornare un’ombra invisibile fra gli sguardi dei passanti.

Una volta convinto James, la loro amicizia cresce giorno dopo giorno trasformandoli in brevissimo tempo, oltre che in due anime gemelle, in soci d’affari pronti a condividere il bello e il brutto tempo della vita di un’artista di strada. Anche in questo caso è Bob a decidere: prende infatti l’abitudine di accompagnare James nelle sue ore alla chitarra nel centro di Londra, raddoppiando fin da subito il guadagno medio di una giornata. Tutto merito della sua irresistibile dolcezza che sembra suscitare parecchio fascino tra gli avventori di Covent Garden. Non mancheranno però i brutti incontri con individui ostili, come non si faranno attendere nemmeno le calunnie sputate senza ritegno, rischiando seriamente di trascinare questa strana coppia di protagonisti in problematiche assolutamente non trascurabili.

Ma cosa avviene quando un piccolo pelosetto squarcia le tenebre del passato con i suoi occhietti? Prende vita una magia che dirada la nebbia, quel tanto che basta per permettere ad un raggio di sole di trafiggere l’oscurità. Questa è la storia di James e del suo Bob, un ex tossico tornato alla vita e un randagio a cui è stata donata la seconda occasione … Insieme hanno costruito quella famiglia di cui entrambi sentivano fin troppo la mancanza.

Considerazioni personali

L’unico appunto che mi sento di fare riguardo questo romanzo è l’idea, più volte espressa nel corso della trama, che sono gli animali “speciali” quelli a cui dover rivolgere comprensione e amore, sottolineando spesso le peculiarità di Bob come giustificazioni dell’affetto dimostratogli da parte delle persone. Io sono dell’avviso che ogni animale meriti rispetto e amore, perché ognuno di loro possiede quel qualcosa che lo rende assolutamente impareggiabile!

Una commovente storia di riscatto che dona al lettore parecchi spunti su cui riflettere, insegnando quanto migliore possa trasformarsi la vita semplicemente permettendosi di non viverla nell’odio.

Voto: 9/10

Mary

#Recensione: Funne – Le ragazze ottantenni che sognavano il mare

Bentornati Sperduti.

Nuova recensione della rubrica Gennaio on the read!. Più che un romanzo, appare come un diario di una grande avventura intrapresa da alcune temerarie signore: dalla dura roccia al limpido mare. La peculiarità di questo libro – dettaglio che ha attratto la mia curiosità – è sicuramente la copertina, che subito profuma l’aria di vivacità.

Vi presento Katia Bernardi con il suo: Funne – Le Ragazze ottantenni che sognavano il mare.

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Scheda

  • Titolo originale: –
  • Autore: Katia Bernardi
  • Casa Editrice: Mondadori
  • Anno di pubblicazione: 2016
  • Genere: letteratura italiana
  • Pagine: 215
  • Prezzo di copertina: € 17, 50

Recensione

Questa è la storia di un delizioso gruppo di signore abituate alla dura vita di montagna, al profumo della polenta in cottura nel ramino, alla raccolta nei campi quando è tempo di verdure fresche e alla musica frizzante delle Sagre paesane trascorse in compagnia. Ambientata a Daone, fra i monti del Trentino, racconta di un luogo chiamato Rododendro: un circolo pensionati in cui le Funne (donne, in dialetto) si ritrovano abitualmente per una chiacchiera – una risata – tombole del mercoledì – caffè corretti e briscole. In un giorno qualunque di agosto, una nuova e frizzante idea si fa strada nei loro pensieri distogliendole dalla solita routine: vedere il mare. Un piccolo desiderio che si rivela, ben presto, solamente il primo ingranaggio di un’intricato meccanismo che riuscirà – seppur momentaneamente – a dissolvere il silenzio da quelle immense pareti rocciose.

Come spesso capita, il cambiamento nasce dalla necessità e, per il Rododendro, la priorità rimane sbarcare il lunario, in modo da non rinunciare al pranzo annuale offerto ai soci e nemmeno all’abituale gita fuori porta in visita a Santuari pochi distanti. Una genuina vendita di torte, durante la Sagra di San Bartolomeo, pare la soluzione perfetta per rimpolpare la cassa, soprattutto con l’aiuto della Jolanda – che di dolci se ne intende. Ma quando si alza la posta in gioco, il piatto rischia di rimanere a secco. E se i soldi non bastano, come raggiungere il mare?

Certo, sembra facile. Il mare … E chi non l’ha mai visto?! Ma vivendo tra le montagne, abituati alla protezione della roccia e alla brezza sempre lievemente fresca anche nel mezzo dell’estate, non è cosa scontata decidere di partire – valigie alla mano – per ritrovarsi con i piedi ustionati nella sabbia dorata. Non ci si pensa nemmeno o, per lo meno, non a ottant’anni. E tante Funne il mare l’hanno ammirato solo in cartoline ingiallite dal tempo o attraverso lo schermo colorato della televisione.

Motivo in più per non rinunciare all’audace idea!

Con Erminia – la presidentessa del circolo – a capo della missione, le Funne si cimenteranno in una carrellata di esperienze mai viste ne provate. Poseranno – bellissime – per il Calendario dei Sogni; navigheranno in uno strano fiume chiamato Internét; racconteranno a volti ignoti la meta del viaggio, chiedendo un contributo tramite il croadfanding e rimarranno stupite di fronte alle luci della ribalta che, per un infinito attimo, brilleranno per loro. E quando si diffonderà il virus della resa, tutto ricadrà nella mani delle Sorelle Bandiera: l’Erminia, l’Armida e la Jolanda. Che lo stringeranno forte, quel sogno, e se ne prenderanno cura con dolci carezze da nonne. Con amore e dedizione. Con l’ardore di bambine e la tenacia di donne.

Ma quel mare … Riusciranno a sfiorarlo?

Certo è che non si può svelare proprio tutto. Perché delle volte, più della meta, è proprio il viaggio che conta.

Considerazioni personali

Basato sulla reale vicenda delle donne del Rododendro, quello di cui ho parlato è un romanzo dal sapore genuino di pranzi domenicali, balli da sala e canzoni cantate a squarciagola. Leggerlo è ascoltare. Ascoltare sogni mai rivelati – speranze celate in cassetti profumati alla lavanda – silenziosi desideri di vivere ancora un qualcosa di grande. Nel mezzo delle righe stampate, mi sono affezionata a queste Funne intraprendenti e ne ho immaginato le espressioni meravigliate di fronte a quello specchio luminoso dell’angolo trucco.

Perché quando qualcuno inizia a sognare, ricorda a chiunque lo guardi … Che è ancora possibile farlo!

Voto: 8/10

Mary

#Recensione: Book Jumpers

Bentornati Sperduti.

Quest’oggi vi propongo un libro presente nella rubrica Gennaio on the read!, si tratta di un fantasy per ragazzi intrecciato solidamente alla letteratura classica e ricco di spunti letterari. Romanzo d’esordio dell’autrice tedesca, si presenta come una lettura leggera ma comunque curiosa.

Vi presento Mechthild Gläser con il suo: Book Jumpers.

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Scheda

  • Titolo originale: Die Buchspringer
  • Autore: Mechthild Gläser
  • Casa Editrice: Giunti Editore
  • Anno di pubblicazione: 2016
  • Genere: Fantasy
  • Pagine: 338
  • Prezzo di copertina: € 10, 00

Recensione

Amy è una ragazza di diciassette anni che vive in un piccolo paesino tedesco di nome Bochum, assieme alla madre Alexis. Per le vacanze estive, le due decidono di partire alla volta di Stormsay – un’isoletta scozzese residenza dei loro unici parenti – dalla quale, Alexis, si allontanò inspiegabilmente poco prima di partorire la figlia, senza farvi più ritorno.

L’arrivo risulta leggermente traumatico a causa del potente temporale che, insistentemente, investe con onde rabbiose e folate di pioggia gelata la piccola imbarcazione su cui si trovano le due ragazze, abbassando l’umore generale già non troppo frizzante. Infatti entrambe custodiscono il peso del dolore che le ha spinte ad allontanarsi dalla Germania: Alexis si è lasciata alle spalle una relazione con un uomo fantastico che ha scoperto, però, essere già sposato; Amy fugge da quel bullismo che da troppo la perseguita fra i banchi di scuola.

Fortunatamente la barchetta, dopo tanto ondeggiare, attracca facilmente in un pontine di legno, lasciandole approdare nel piccolo paesino costiero. Subito se lo lasciano alle spalle, dirigendosi a passo spedito verso la brughiera fangosa e trascinando faticosamente le valigie nel buio e nel silenzio più totali, raggiungendo – ormai fradicie – la calda villa di Lennox House. Un’abitazione d’altri tempi: maestosa e regale. Qui vive Lady Mairead, la madre di Alexis. Amy incontra così per la prima volta sua nonna, trovandosi improvvisamente immersa in una storia familiare di cui ignorava l’esistenza: antiche casate – i Lennox e i Macalister – rivali da tempi immemori, impegnate nell’arduo compito di salvaguardare la letteratura nel Mondo, grazie al caratteristico dono che particolarizza ogni nuovo erede … Entrare all’interno dei racconti, attraverso la Porta Litterae. Incredula, Amy prende parte alle sue prime lezioni spinta da un’incontrollabile eccitazione, ma da subito appare chiara la sua diversità. Alexis, infatti, nasconde da anni un segreto che potrebbe destabilizzare l’intero equilibrio familiare. Solamente durante una fredda serata, al riparo da orecchie indiscrete, trova il coraggio di rivelare alla figlia la natura della sua unicità. Amy non è una Lennox comune.

Superato lo sgomento e l’incredulità di quella confessione, la ragazza prosegue imperterrita nella sua personale missione: stanare il ladro di rudimenti. Accompagnata da Will – uno dei Macalister – e con l’ausilio del Giovane Werther, si imbarcherà in un’avventura apparentemente irrisolvibile e dai tratti inaspettatamente spaventosi, che la condurrà al compimento più profondo e veritiero dell’incarico ereditato: salvare il mondo della fantasia!

Considerazioni personali

I protagonisti non sono stati caratterizzati al meglio, risultando banali e prevedibili. Per quanto riguarda la trama, nonostante alcuni aspetti non vengano quasi per nulla approfonditi, riesce a scorrere fluida e lineare accompagnata da uno stile narrativo decisamente semplice. Ho apprezzato maggiormente gli ultimi capitoli, in cui finalmente qualche colpo di scena è riuscito a smuovere la lettura, abbastanza piatta nella prima metà del libro.

Non mi ha entusiasmata, nonostante questo ammetto di aver trovato molto bello il finale. Un romanzo simpatico e piacevole, caratterizzato da un’idea di base intrigante e dalle forti potenzialità.

Voto: 6/10

Mary

#Recensione: Maze Runner – La Fuga

Bentornati Sperduti.

Osservando la neve, che pure qui è giunta a spolverare le strade di zucchero a velo, mi vien voglia di parlare di libri, che sono il caminetto acceso della fantasia e dell’immaginazione. Un buon modo per tenersi al caldo.

Il romanzo in questione è il secondo capitolo della mia saga preferita, ossia Maze Runner (QUI la recensione del primo). Questa lettura mi ha incollata alle pagine ancor più de Il Labirinto, farcita di colpi di scena e momenti di tensione.

Vi presento James Dashner con il suo: Maze Runner – La Fuga.

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Scheda

  • Titolo originale: The Scorch Trials
  • Autore: James Dashner
  • Casa Editrice: Fanucci Editore
  • Anno di pubblicazione: 2010
  • Genere: Young Adult distopico
  • Pagine: 368
  • Prezzo di copertina: € 14, 90

Recensione

Nuovo capitolo, nuovo – malato esperimento della C.A.T.T.I.V.O, che obbligherà Thomas e i Radurai all’interno della temutissima Zona Bruciata.

Scampati alla prigionia del Labirinto, i ragazzi si risvegliano speranzosi nell’edificio in cui, un gruppo di rivoluzionari, ha prestato loro rifugio per la notte. La convinzione generale è di essere ormai al sicuro, ma nemmeno il tempo di assicurarsene che tutto si distorce nuovamente: Teresa – isolata in un’altra stanza dal loro arrivo – è scomparsa, al suo posto uno sconosciuto di nome Aris; come macabri festoni, dei cadaveri gonfi e violacei, oscillano dal soffitto del salone; ogni via di fuga è bloccata da resistenti muri di mattone. Esiste solo un’alternativa per andarsene da quella nuova trappola ed è un Pass Verticale materializzatosi all’improvviso in una delle stanze.

Ad aspettarli, oltre quel passaggio, è un interminabile corridoio completamente buio che attraversano correndo in fila indiana. Durante il percorso, giungono le urla strazianti di alcuni Radurai che, inaspettatamente, cadono vittime di misteriose sfere metalliche in grado di mutilare un corpo umano in pochi secondi. Sconvolti dal feroce attacco, i ragazzi raggiungono la fine del tunnel e si arrampicano su una rampa di scale ferrose dove vi è una botola, dalla quale penetrano un’afa e una luce insopportabili. Le sfere, intanto, sembrano intenzionate a ripiombare sul gruppo per mietere nuove vittime e i Radurai decidono così di lanciarsi in quello strano calore, disorientati. Si trovano all’improvviso nel bel mezzo della Zona Bruciata: una vasta lingua di terra completamente arida e spoglia di vegetazione, in cui i raggi solari si riflettono privi di schermature; graffiata dal sospiro di un vento a tal punto sabbioso e rovente da risultare doloroso ad ogni suo viaggio fra i tessuti polmonari. Un luogo reso inospitale dalle Eruzioni Solari che negli anni passati hanno bombardato la Terra. Unici abitanti sono gli Spaccati, pericolosi individui affetti dal terribile morbo denominato Eruzione: una malattia che colpisce l’individuo al livello cerebrale trasformandolo in un essere mosso da rabbia e pazzia, incline al cannibalismo.

Le istruzioni della C.A.T.T.I.V.O sono chiare: raggiungere il punto X.

Inizia così la traversata dei Radurai in un deserto pericoloso, durante la quale si troveranno ad affrontare Spaccati famelici in tunnel sotterranei – proiettili arrugginiti – disperazione – ricordi e bugie – virus e antidoti – speranze e paure … Ma in cui avranno anche la fortuna di incontrare due nuovi combattenti pronti a schierarsi con il loro esercito: Brenda e Jorge.

Considerazioni personali

Questo secondo capitolo mi ha appassionata ancora più del precedente. Il Publishers Weekly lo ha descritto con quattro semplici parole: “Mozzafiato. Azione da cinema.”, io che mai ho riscontrato un’azione da cinema all’interno di un romanzo, mi sono piacevolmente dovuta ricredere: rapidità degli eventi, suspense, enigmi, colpi di scena. Un libro dal carattere forte e dalla trama adrenalinica! Una lettura assolutamente intrigante, capace di non risultare mai prevedibile ma di sconvolgere continuamente il lettore.

Voto: 10/10

Mary