Presentazione “La ragazza con la notte dentro” di Lili Anolik

Ciao Sperduti!

Per la prima volta eccomi alle prese con la presentazione di un libro.

Si tratta del romanzo d’esordio della giornalista Lili Anolik, “La ragazza con la notte dentro“, che mi è stato gentilmente inviato dalla De Agostini in formato ebook un paio di settimane fa. Non avendo ancora un kindle (acquisto che farò appena possibile ma esclusivamente per necessità … Considerando che, a mio parere, i libri è meglio leggerli cartacei!) ho preferito aspettare che uscisse nelle librerie, prima di mettere mano alla lettura.

Ma iniziamo subito!

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Titolo originale: Dark Rooms

Autore: Lili Anolik

Casa Editrice: DeAgostini

Collana: BOOKME

Anno di pubblicazione: 2016

Genere: giallo – thriller

Pagine: 349

Prezzo di copertina: € 14, 90

Prezzo ebook: € 7, 99

Sinossi

Nica Baker, bella, misteriosa e spregiudicata, muore assassinata a soli sedici anni. La placida e ricca città del New England in cui vive con la famiglia precipita nell’angoscia. Quando viene ritrovato un altro giovane corpo senza vita (questa volta un ragazzo, con ogni evidenza morto suicida), il doppio caso viene archiviato precipitosamente. Per la polizia non ci sono dubbi: è il compagno di classe di Nica, innamorato respinto, il responsabile dell’omicidio della ragazza, e il biglietto trovato sul cadavere rappresenta una confessione in piena regola.

Ma Grace, sorella minore della vittima, non sa darsi pace. Incalzata dai ricordi e dall’istinto, si rifiuta di accettare la versione ufficiale. In preda a quella che diventa un’ossessione bruciante, scava nel passato recente di Nica per inchiodare il vero assassino.

Mentre la lista dei possibili indiziati si allunga, vengono a galla insospettabili verità: su Nica, sulla madre, sull’intera famiglia Baker. Solo attraversando la notte che ha nel cuore, Grace potrà ricostruire cosa è accaduto alla sorella – e diventare finalmente se stessa.

L’autrice

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Lili Anolik è giornalista e collabora regolarmente con diverse e importanti testate statunitensi. La ragazza con la notte dentro è il suo primo romanzo.

Hanno detto di questo romanzo

“Una storia avvincente, colpi di scena formidabili e una spiazzante conoscenza dei meandri dell’animo umano. Un debutto davvero notevole.”

Michael Connelly

“Elettrico, devastante e impossibile da posare.”

Publishers Weekly

“Sono la forza dei personaggi e l’asciuttezza della scrittura a rendere l’insieme tanto potente”

Kirkus Reviews

Per aggiornamenti, prego attendere la futura recensione! 🙂

 

!Bacio!
Stella_Marina

Book Buying Tag

Buona Domenica!

Leggendo gli articoli dei diversi blog che seguo, mi sono imbattuta in Book Buying Tag di Sara Fabian tra le sue Milioni di Particelle. Mi è sembrata un’idea divertente e leggera, ideale per il giorno settimanale dedicato al riposo e al relax. Ho così deciso di prendervi parte e, non avendo ottenuto una nomina, mi dichiaro l’intrusa di questo tag .. 🙂

Come si evince dal titolo, l’argomento centrale riguarderà l’acquisto libri: dove, come, quanti, etc … Idea nata e partita dal blog Paper Rhapsody che prevede una serie di domande a cui rispondere.

Beh, a questo punto direi che possiamo cominciare!

Per l’occasione mi sono messa  d’impegno nel creare la copertina del tag, coinvolgendo un Deadpool non troppo convinto xD :

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[ Quando di Domenica pomeriggio ti si accende l’estro creativo! xD ]

Iniziamo!

1. Where do you buy your books from? / Dove acquisti i tuoi libri?

Per alcune cose sono una persona abbastanza abitudinaria e  quando scovo un negozio che mi piace, torno sempre lì … Specialmente se si tratta di una libreria! Infatti, al momento, ne ho due in cui vado spesso per controllare le nuove uscite. E’ molto raro che compri un libro in internet … Non ci trovo molto senso! Un libro, per me, deve essere scelto utilizzando tutti e cinque i sensi, non solo la vista!

2. Do you ever pre orders book and if so do you do this in store or online? / Hai mai pre ordinato libri se si, in negozio oppure online?

Questa risposta sarà semplice e immediata: no, mai. I libri li scelgo al momento.

3. On average, how many books do you buy a month? / In media, quanti libri compri al mese?

Ci sono periodi in cui riesco a comprare quattro o cinque libri in un mese oppure mi vengono regalati … Mentre in altri faccio completo “digiuno”, attingendo alle mie scorte ancora non intaccate.

4. Do you use your local library? / Usi la tua biblioteca locale?

Al tempo delle scuole medie praticamente vivevo lì, più che altro ci andavo con il gruppo di amici per fare ritrovo. Un paio di libri li ho presi in prestito, poi ho capito l’importanza di avere i miei libri sopra ad uno scaffale, sempre pronti per essere riletti in ogni occasione … E ho smesso di andarci.

5. If so – how many books can you – do you borrow at a time? / In tal caso, quanti libri puoi – prendi in prestito a volta?

Solitamente ne prendevo uno, massimo due. Ma non leggevo ancora molto, infatti li riportavo la metà delle volte senza nemmeno averli sfogliati -.- …

6. What is your opinion on library’s books? / Quale è la tua opinione riguardo ai libri della biblioteca?

Sono spesso rovinati oppure coperti da uno strato di polvere che lascia la copertina appiccicosa. Una volta, all’interno di un libro, ho trovato delle foto scattate al mare … Forse le aveva dimenticate il precedente proprietario!

7. How do you feel about charity shop – second hand books? / Cosa ne pensi dei negozi di libri di beneficenza e seconda mano?

Penso siano grandi alleati nella divulgazione della cultura, concedendo a chiunque la possibilità di ampliare i propri orizzonti.

8. Do you keep your read and TBR pile together – on the same book shelf or not? / Tieni i libri letti sullo stesso scaffale dei libri da leggere?

Non faccio distinzioni. I libri li tengo tutti assieme e quando voglio leggere qualcosa di nuovo, mi fiondo nella mia “pila letteraria personale” per rintracciare titoli non ancora sfogliati.

9. Do you plan to read all of the books that you own? / Progetti di leggere tutti i libri che possiedi?

L’idea sarebbe quella … Ma sicuramente qualcuno mi scapperà sempre, magari nascosto in fondo ad un cassetto!

10. What do you do with books that you own that you feel you will never read – felt you did not enjoy? / Cosa fai con i libri che senti non leggerai mai o che non ti sono piaciuti?

Faccio fatica a separarmi dai libri. Anche se non li ho trovati interessanti o nemmeno li ho letti, penso sempre di concedere una seconda possibilità alla trama, prima o poi. Un paio di volte ho pure mantenuto fede a tale proposito!

11. Have you ever donated books? / Hai mai donato dei libri?

Uso spesso i libri come regalo: comprati e pensati per il festeggiato in questione. Ma come ho già detto, i miei non riesco ad abbandonarli.

12. Have you ever been on a book buying ban? / Hai mai dovuto vietarti l’acquisto di un libro?

Ovviamente! Se il portafoglio è vuoto, non si può certo spendere quello che non si ha!

13. (How) Do you feel that you buy too many books? / Come ti senti ad acquistare molti libri?

In un parola: elettrizzata! Non vedo l’ora di tornare a casa e di cominciare a sbirciare in tutte quelle nuove avventure a portata di mano!

Bene, questo è tutto! Non nominerò nessun blog … Ricordate che sono l’intrusa di questo tag, quindi preferisco rimanere nei margini della pagina 🙂

!Bacio!

Stella_Marina

Una stranezza dal Passato

Buon sabato Sperduti!

Qualche giorno fa mi sono imbattuta in un articolo di Banaudi Nadia, in cui parlava di un libro da lei letto intitolato “Non siamo qui per caso – Il potere delle coincidenze” scritto da Marco Cesati Cassin (qui il link –> Un libro interessante). Non si è limitata, però, nel semplice esporre il contenuto delle pagine bensì ha optato per arricchire l’articolo con riflessioni, opinioni ed un esempio molto personale riguardo queste fantomatiche coincidenze che ci troviamo davanti nel corso della vita, senza riuscire a decifrarle poi così bene.

Al che, sempre abbastanza curiosa quando si sfiora questo argomento, mi son detta: perché non fare da eco a questo articolo e stilare uno scritto in cui raccontare le coincidenze riscontrate nei miei ventiquattro anni?!

Come idea mi è sembrata frizzante e simpatica … Il problema è che sono passati ben quattro giorni di scervellamenti selvaggi e nemmeno UNO di quegli episodi mi si è palesato nella mente -.- (cosa che, sono sicura, avverrà nel momento in cui smetterò di pensarci!). Senza farmi prendere dallo sconforto, ho quindi pensato di modificare leggermente il tema portante … Così facendo, non vi racconterò di una serie di coincidenze ma di un singolo episodio avvolto dal mistero.

So che già partirete prevenuti, rigirandovi nella mente la classica frase “Babbo Natale non esiste!” … Ma vi chiedo di dimenticarvi i vostri anni, le vostre conoscenze ed esperienze, per la durata di questo mio articolo e di leggerlo con la semplicità di quando avevate sei anni, perché oggi parlerò proprio di lui: l’uomo di rosso vestito che nella notte del 25 Dicembre lascia risuonare fra le stelle il suo misterioso “oh oh oh!”.

Parto dall’inizio di quest’avventura durata un lampo e vi comunico che ero una bambina di sei, massimo sette anni. La serata della Vigilia correva rapida a mescolarsi con le prime ore del giorno di Natale e i miei genitori, furbetti, mi avevano dato l’ordine preciso di non uscire dalla mia camera, che se no il caro vecchio Babbo Natale si sarebbe sentito offeso e non avrebbe lasciato doni. Da piccola ubbidiente quale ero (peculiarità che è andata a stravolgersi nel corso dell’adolescenza) ho eseguito alla lettera.

Chiusa nella mia cameretta ho udito la porta d’entrata aprirsi, e i passi dei miei risuonare in strada. Probabilmente erano diretti alla macchina: il miglior posto in cui nascondere i regali natalizi!

Quindi in casa non c’era nessuno! Ed io tendevo le orecchie alla porta sperando di captare qualche suono rivelatore. Questa era una cosa che facevo sempre, fosse la festività di S. Lucia, quella della Befana o, appunto, di Babbo Natale. Ma non ero mai riuscita nel mio intento … Mai, fino a quella notte misteriosa!

Come ho detto, l’abitazione era vuota … Eppure, all’improvviso due voci hanno dato il via ad una conversazione di cui non ho afferrato l’argomento. La prima voce era spessa, profonda e calda mentre la seconda appariva quasi nasale, leggermente gracchiante.

Come una Speedy Gonzales in formato bimba, sono saltata giù dal mio lettino e mi sono precipitata alla porta con l’orecchio premuto sul legno che mi divideva da quelle strane voci. C’è stato un momento in cui, terrorizzata, ho lasciato volare la mano sulla maniglia, decisa nel voler dare un’occhiata! Ma la cosa più importante era per me non offendere Babbo Natale, a cui ero così affezionata per tutti i giocattoli consegnati a domicilio … Così mi sono bloccata, accontentandomi di origliare quella strana chiacchierata (e ripeto: senza capirci nulla!).

Ero davvero una bambina ubbidiente!

La verità era che, all’idea di trovarmi davanti il vero Babbo Natale, avevo cominciato a farmela un po’ sotto dalla paura … Non sapendo cosa aspettarmi!!

Sta di fatto che poi i miei sono rientrati (tutto è avvenuto nell’arco di dieci – quindici secondi, credo) ed io mi sono piazzata nuovamente sul lettino, sconsolata dal mio coraggio mancato!

Ma non accadde solo questo, durante quella manciata di secondi. Infatti, vicino all’abete addobbato a festa, era comparsa una strana impronta sporca di fango … Ed era di uno scarpone! 

Dovendo incamminarci per partecipare alla Fiaccolata di Mezzanotte, ho scoperto questo nuovo indizio quando finalmente mi è stato concesso di mettere il piede fuori dalla camera.

I miei si guardavano intorno perplessi e preoccupati, facendo mente locale sugli oggetti della casa (per capire se fosse “sparito” qualcosa) … Ma non potendo dare nell’occhio con un’eccessiva sorpresa, rischiando di svelarmi l’arcano di Babbo Natale, sono stati costretti a fingere che fosse cosa normale: “Si vede che quest’anno è passato prima … Sarà stato molto più impegnato e di fretta, rispetto alle volte scorse!”. 

Io, tutta felice di aver ottenuto la possibilità d’incontrare quell’uomo paffuto … Ed intensamente avvilita per non aver avuto il coraggio di coglierla, premendo sulla maniglia.

Anni dopo, ho chiesto ai miei genitori di questo fatto, sicura che fosse stato un loro “teatrino” per rendere il tutto più veritiero … La loro risposta mi ha fatto sbellicare: “Noi?! Eravamo fuori e la porta era chiusa! Abbiamo dovuto far finta di niente ma ci stavamo cagando addosso! Abbiamo guardato in ogni stanza e controllato se mancava qualcosa … Pensavamo fosse entrato un ladro!!”.

Dopo aver riso come dei pazzi ed esserci raccontati l’episodio dai nostri diversi punti di vista, una domanda mi è sorta spontanea, cancellando il sorriso e lasciando il posto alla perplessità: “Ma quindi … Se non siete stati voi e in casa non c’era nessuno … CHI è stato?!”. Hanno alzato le spalle, in un silenzio di smarrimento.

Un quesito che non ha risposta e credo non l’avrà mai!

P.S. Da casa non è stato rubato nulla xD

Voi, che mi dite? Avete Una Stranezze dal Passato da raccontare?!

!Bacio!

Stella_Marina

#Recensione: A spasso con Bob

Bentornati Sperduti.

Ieri mattina ho notato questo romanzo abbandonato a prendere polvere sul mio comodino. Si tratta di una lettura inserita nella rubrica Gennaio on the read! , così ho preso la palla al balzo per terminarla e potervene parlare. Ricco di argomenti pesanti – disintossicazione, maltrattamento animale, emarginazione sociale – e di profonde riflessioni, questo docu – libro è caratterizzato dal desiderio dell’autore di narrare i fatti semplicemente come sono avvenuti, evitando abbellimenti ed esagerazioni.

Vi presento James Bowen con il suo: A Spasso con Bob.

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Scheda

  • Titolo originale: A Street Cat Named Bob
  • Autore: James Bowen
  • Casa Editrice: Sperling & Kupfer
  • Anno di pubblicazione: 2012
  • Genere: biografico
  • Pagine: 239
  • Prezzo di copertina: € 17, 90

Recensione

«Bob è il mio più caro amico […] e in cambio non ha mai chiesto nulla di difficile: vuole soltanto che io mi prenda cura di lui … »

Essere un musicista di strada per le vie di Londra significa camminare portandosi incollato al corpo il mantello dell’invisibilità di Harry Potter. Questo, James Bowen lo sa bene. Lui che da dieci anni vive alla giornata, portando a casa quelle poche sterline raccattate suonando cover di grandi musicisti nella confusione di Covent Garden. Con alle spalle un passato di solitudine e disperazione messe a tacere da una dose di eroina, James vive il suo presente in un malconcio alloggio popolare assegnatogli dagli assistenti del centro di recupero per tossicodipendenti, guadagnando il giusto per sopravvivere e tenendo a bada il continuo bisogno di annebbiarsi la coscienza grazie ad una quantità giornaliera di metadone prescritta dal medico.

Questa è la sua vita. Fino a quando, un giovedì di marzo del lontano 2007, nota appallottolato su di uno zerbino del condominio un giovane gatto. Tra il bellissimo manto rossiccio che lo ricopre sono visibili i segni di un’esistenza in strada: il pelo è arruffato e sporco, lasciando intravedere chiazze di pelle nuda ed una profonda ferita non ancora cicatrizzata. L’istinto suggerisce a James di prendere fra le braccia quel gatto infreddolito e accudirlo, ma la ragione lo convince dell’idea che possa avere nei dintorni un padrone dal quale tornare, così dopo un paio di carezze amichevoli lo abbandona in quell’atrio buio. Il giorno dopo però, di prima mattina, ritrova il felino immobile nello stesso identico punto. Tutto solo. Decide allora di lasciar passare ancora qualche giornata, prima di sollevarlo in un abbraccio e portarlo al caldo del suo umile appartamento.

Dopo aver fatto delle ricerche nel quartiere sperando di scovare il luogo di provenienza dell’animale – senza trovare riscontro – prende la decisione di tenerlo con sé fino al momento in cui non sarà completamente guarito dal morso sulla zampa posteriore e, non potendo lasciarlo senza un nome, opta per chiamarlo come uno dei protagonisti della serie “I segreti di Twin Peaks”: Bob.

Ha così inizio la loro convivenza.

A seguito di una necessaria visita dal veterinario con una cura prescritta di antibiotici, l’infezione alla zampa comincia ad attenuarsi ed il pelo torna lucido e folto, risvegliando immediatamente il carattere vispo ed energico di Bob che sembra divertirsi nel distruggere portine – sedie – calzature e pure il divano, già abbastanza usurato dal tempo. James comunque rimane fermo sull’idea di riportarlo in strada, non volendo interferire con la libertà del suo nuovo amico. Purtroppo è Bob a pensarla diversamente e, nonostante il ragazzo cerchi di allontanarlo, lui continua a seguirlo imperterrito nel tragitto per Covent Garden, esprimendo chiaramente la sua intenzione di non tornare un’ombra invisibile fra gli sguardi dei passanti.

Una volta convinto James, la loro amicizia cresce giorno dopo giorno trasformandoli in brevissimo tempo, oltre che in due anime gemelle, in soci d’affari pronti a condividere il bello e il brutto tempo della vita di un’artista di strada. Anche in questo caso è Bob a decidere: prende infatti l’abitudine di accompagnare James nelle sue ore alla chitarra nel centro di Londra, raddoppiando fin da subito il guadagno medio di una giornata. Tutto merito della sua irresistibile dolcezza che sembra suscitare parecchio fascino tra gli avventori di Covent Garden. Non mancheranno però i brutti incontri con individui ostili, come non si faranno attendere nemmeno le calunnie sputate senza ritegno, rischiando seriamente di trascinare questa strana coppia di protagonisti in problematiche assolutamente non trascurabili.

Ma cosa avviene quando un piccolo pelosetto squarcia le tenebre del passato con i suoi occhietti? Prende vita una magia che dirada la nebbia, quel tanto che basta per permettere ad un raggio di sole di trafiggere l’oscurità. Questa è la storia di James e del suo Bob, un ex tossico tornato alla vita e un randagio a cui è stata donata la seconda occasione … Insieme hanno costruito quella famiglia di cui entrambi sentivano fin troppo la mancanza.

Considerazioni personali

L’unico appunto che mi sento di fare riguardo questo romanzo è l’idea, più volte espressa nel corso della trama, che sono gli animali “speciali” quelli a cui dover rivolgere comprensione e amore, sottolineando spesso le peculiarità di Bob come giustificazioni dell’affetto dimostratogli da parte delle persone. Io sono dell’avviso che ogni animale meriti rispetto e amore, perché ognuno di loro possiede quel qualcosa che lo rende assolutamente impareggiabile!

Una commovente storia di riscatto che dona al lettore parecchi spunti su cui riflettere, insegnando quanto migliore possa trasformarsi la vita semplicemente permettendosi di non viverla nell’odio.

Voto: 9/10

Mary

Emily Jane Brontë

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Quinta di sei fratelli, Emily Brontë nasce nello Yorkshire, a Thornton, nel 1818.

All’età di due anni si trasferisce assieme alla famiglia a causa della nomina a curato perpetuo ottenuta dal padre, giungendo nel villaggio di Haworth, luogo in cui il suo talento letterario prese forma. 

Rimasti orfani di madre nel 1821, i sei figli Brontë vennero accuditi dalla governante Tabitha Aykroyd (Tabby) e dalla zia Elizabeth Branwell, giunta dalla Cornovaglia per assistere la sorella durante la malattia, poi rimasta per dedicarsi ai nipoti.

Tra il 1824 ed il 1825, Emily frequentò la Clergy’s Daughters School di Cowan Bridge assieme alle tre sorelle maggiori, dove un’epidemia di tifo si diffuse e portò, prima Maria e successivamente Elizabeth, ad ammalarsi di tubercolosi morendo alle rispettive età di undici e dieci anni. Questo contagio indusse il padre a ritirare dall’istituto anche Charlotte ed Emily, la cui salute rimase comunque irrimediabilmente danneggiata.

Divenuta famosa grazie al suo unico romanzo intitolato Cime Tempestose, riconosciuto come un classico della letteratura inglese del XIX secolo, Emily coltiva la sua passione per la scrittura già in tenera età, iniziando ad inventare racconti con un gioco ideato dalla sorella Charlotte: “facciamo finta di avere un’isola ciascuno”. Incentivati da un regalo del padre (una scatola di soldatini) i fratelli Brontë si cimentarono nella cronaca delle più disparate avventure dando vita al loro primo ciclo narrativo intitolato Young Men, seguito da Our Fellows (ispirato alle Favole dello scrittore greco antico Esopo) e da Tales of Islanders, tratto dalla fantasia di godere di un isola tutta per sé. Fu proprio su questo ultimo titolo che le due sorelle minori, Emily ed Anne, concentrarono la loro attenzione, riuscendo ad evolverlo nel giro di pochi anni e modificandone il nome in Gondal, un’isola fittizia del Pacifico divisa in regni rivali in cui gli abitanti erano protagonisti di intrighi, vendette e amori tortuosi. Purtroppo, escluse le poesie delle due sorelle firmate con i nomi dei vari personaggi, l’intero ciclo è andato perduto. Tra queste, la più antica è forse Will the day be bright or cloudy?, poesia gondaliana scritta da Emily in cui l’avvenire di una bambina viene paragonato all’evolversi del giorno.

All’età di vent’anni si trasferì per la durata di sette mesi nei pressi di Halifax (West Yorkshire), dove lavorò come insegnante nella scuola di Law Hill, per poi tornare ad Haworth dedicandosi alle faccende domestiche, alla pittura e al pianoforte, senza tralasciare il ciclo narrativo di Gondal. Nel 1842 abbandonò nuovamente la canonica accompagnata dalla sorella Charlotte, con la quale si diresse a Bruxelles con l’intento di approfondire la conoscenza delle lingue frequentando una scuola privata. Rimase in Belgio per la durata di un anno e tornò in Inghilterra nel periodo di novembre per partecipare al funerale della zia Elizabeth Branwell, che lasciò alle nipoti una cospicua eredità di 900 sterline (l’equivalente di 53.000 sterline odierne). Nonostante Charlotte ripartì per il Belgio nel gennaio successivo, Emily preferì adempiere ai propri compiti di padrona di casa fermandosi ad Haworth, dedicandosi inoltre alla poesia.

Fu nell’autunno del 1845 che Charlotte, dopo aver scovato alcuni versi di Emily, propose l’idea di pubblicare un volume con i migliori componimenti di tutte le sorelle, ma dovette promettere che avrebbero utilizzato degli pseudonimi per proteggere la loro identità. Solo così riuscì a convincere la sorella, inizialmente molto contrariata. Venne così pubblicato Poems by Currer, Ellis and Acton Bell, di cui furono vendute solamente due copie ma che portò allettanti critiche ad Ellis (Emily). Solamente due anni dopo, nel 1847, l’editore Newby pubblicò i romanzi Cime Tempestose e Agnes Grey, sull’onda favorevole di Jane Eyre di Currer Bell, sollevando lo scandalo riguardo la mancanza di morale del primo, ora ritenuto uno dei migliori esempi della letteratura vittoriana.

Durante il pomeriggio del 19 dicembre 1848 Emily morì di tubercolosi all’età di trent’anni, dopo un lungo periodo di malattia affrontato con coraggio e ostinazione.

Venne seppellita nella cappella di famiglia, nella chiesa di St. Micheal and All Angels a Haworth.

Di suo ho letto: Cime Tempestose

!Bacio!

Stella_Marina

#Recensione: Funne – Le ragazze ottantenni che sognavano il mare

Bentornati Sperduti.

Nuova recensione della rubrica Gennaio on the read!. Più che un romanzo, appare come un diario di una grande avventura intrapresa da alcune temerarie signore: dalla dura roccia al limpido mare. La peculiarità di questo libro – dettaglio che ha attratto la mia curiosità – è sicuramente la copertina, che subito profuma l’aria di vivacità.

Vi presento Katia Bernardi con il suo: Funne – Le Ragazze ottantenni che sognavano il mare.

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Scheda

  • Titolo originale: –
  • Autore: Katia Bernardi
  • Casa Editrice: Mondadori
  • Anno di pubblicazione: 2016
  • Genere: letteratura italiana
  • Pagine: 215
  • Prezzo di copertina: € 17, 50

Recensione

Questa è la storia di un delizioso gruppo di signore abituate alla dura vita di montagna, al profumo della polenta in cottura nel ramino, alla raccolta nei campi quando è tempo di verdure fresche e alla musica frizzante delle Sagre paesane trascorse in compagnia. Ambientata a Daone, fra i monti del Trentino, racconta di un luogo chiamato Rododendro: un circolo pensionati in cui le Funne (donne, in dialetto) si ritrovano abitualmente per una chiacchiera – una risata – tombole del mercoledì – caffè corretti e briscole. In un giorno qualunque di agosto, una nuova e frizzante idea si fa strada nei loro pensieri distogliendole dalla solita routine: vedere il mare. Un piccolo desiderio che si rivela, ben presto, solamente il primo ingranaggio di un’intricato meccanismo che riuscirà – seppur momentaneamente – a dissolvere il silenzio da quelle immense pareti rocciose.

Come spesso capita, il cambiamento nasce dalla necessità e, per il Rododendro, la priorità rimane sbarcare il lunario, in modo da non rinunciare al pranzo annuale offerto ai soci e nemmeno all’abituale gita fuori porta in visita a Santuari pochi distanti. Una genuina vendita di torte, durante la Sagra di San Bartolomeo, pare la soluzione perfetta per rimpolpare la cassa, soprattutto con l’aiuto della Jolanda – che di dolci se ne intende. Ma quando si alza la posta in gioco, il piatto rischia di rimanere a secco. E se i soldi non bastano, come raggiungere il mare?

Certo, sembra facile. Il mare … E chi non l’ha mai visto?! Ma vivendo tra le montagne, abituati alla protezione della roccia e alla brezza sempre lievemente fresca anche nel mezzo dell’estate, non è cosa scontata decidere di partire – valigie alla mano – per ritrovarsi con i piedi ustionati nella sabbia dorata. Non ci si pensa nemmeno o, per lo meno, non a ottant’anni. E tante Funne il mare l’hanno ammirato solo in cartoline ingiallite dal tempo o attraverso lo schermo colorato della televisione.

Motivo in più per non rinunciare all’audace idea!

Con Erminia – la presidentessa del circolo – a capo della missione, le Funne si cimenteranno in una carrellata di esperienze mai viste ne provate. Poseranno – bellissime – per il Calendario dei Sogni; navigheranno in uno strano fiume chiamato Internét; racconteranno a volti ignoti la meta del viaggio, chiedendo un contributo tramite il croadfanding e rimarranno stupite di fronte alle luci della ribalta che, per un infinito attimo, brilleranno per loro. E quando si diffonderà il virus della resa, tutto ricadrà nella mani delle Sorelle Bandiera: l’Erminia, l’Armida e la Jolanda. Che lo stringeranno forte, quel sogno, e se ne prenderanno cura con dolci carezze da nonne. Con amore e dedizione. Con l’ardore di bambine e la tenacia di donne.

Ma quel mare … Riusciranno a sfiorarlo?

Certo è che non si può svelare proprio tutto. Perché delle volte, più della meta, è proprio il viaggio che conta.

Considerazioni personali

Basato sulla reale vicenda delle donne del Rododendro, quello di cui ho parlato è un romanzo dal sapore genuino di pranzi domenicali, balli da sala e canzoni cantate a squarciagola. Leggerlo è ascoltare. Ascoltare sogni mai rivelati – speranze celate in cassetti profumati alla lavanda – silenziosi desideri di vivere ancora un qualcosa di grande. Nel mezzo delle righe stampate, mi sono affezionata a queste Funne intraprendenti e ne ho immaginato le espressioni meravigliate di fronte a quello specchio luminoso dell’angolo trucco.

Perché quando qualcuno inizia a sognare, ricorda a chiunque lo guardi … Che è ancora possibile farlo!

Voto: 8/10

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Jules Verne

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Primo di cinque fratelli nasce a Nantes, comune francese capoluogo dei Paesi della Loira, l’8 febbraio 1828 da Pierre Verne e Sophie Allote de la Fuÿe, due borghesi, iniziando già dal liceo a studiare retorica e filosofia, cimentandosi nella scrittura di poemi e di un paio di tragedie in versi. Scelta che lo fece entrare in contrasto con il padre, avvocato, desideroso di tramandare la professione al primogenito. Per questo motivo terminati gli studi nella città natale, Jules Verne parte alla volta di Parigi, durante un periodo di grandi disordini politici, per intraprendere il percorso in giurisprudenza. Luogo in cui inizia a frequentare assiduamente i circoli letterari (facendo la conoscenza di molti volti illustri, fra cui Alexandre Dumas) e la Biblioteca comunale, studiando e trascrivendo appunti riguardo casi storici e scientifici.

Nel 1850 abbandona definitivamente la carriera giuridica per dedicarsi alla letteratura, avendo testato le proprie capacità già da un paio d’anni (1848) scrivendo libretti per operette assieme a Michel Carré. Purtroppo le commedie e le tragedie di Verne non riscuotono successo, fattore che lo spinge ad utilizzare la conoscenza con Alexandre Dumas. Due anni dopo (1852) diventa segretario del teatro di Dumas, Théâtre Historique, per passare successivamente all’Opéra-Comique.

Nel 1857 si lega ad una ricca vedova, Honorine Morel, in un matrimonio non troppo felice ma fruttuoso per quanto riguarda la sfera economica; giungendo all’età di trentacinque anni, cinque anni dopo le nozze (1862), ad intraprendere la carriera di scrittore che porterà avanti fino al 1905, anno in cui risale la pubblicazione postuma di sessantadue suoi romanzi e diciassette dei suoi racconti.

Il successo, Verne, lo raggiunge principalmente grazie all’editore Pierre-Jules Hetzel. Infatti, dopo avergli pubblicato nel 1863 il primo volume di racconti intitolato Cinque settimane in pallone (ispirato alle imprese pionieristiche dell’amico fotografo Nadar, amico da cui Verne venne ispirato per creare il personaggio di Michel Ardan nel romanzo Dalla Terra alla Luna del 1865), gli propone un contratto ventennale con l’impegno di pubblicarne tre ogni anno, concedendo così a Verne di concentrarsi unicamente alla realizzazione delle sue opere, abbandonando l’impiego come agente di cambio e arrivando, nel tempo, a pubblicare nella collana Viaggi Straordinari sessantadue romanzi e diciotto novelle.

Sempre nel 1863 Verne scrive Parigi nel XX secolo. Rifiutato da Hetzel, quest’opera dovrà aspettare, in una vecchia cassaforte, ben centotrenta anni per essere pubblica da Hachette, nel 1994, ed essere venduta a duecento mila copie nel giro di pochi giorni.

Nel 1866 si trasferisce in una cittadina sull’estuario della Somme, dove compra il suo primo battello per navigare lungo il Canale della Manica. Solo un anno più tardi si imbarca a Liverpool sul piroscafo Great Eastern con il fratello Paul, traendo così inspirazione per il romanzo Una città galleggiante, 1867 e l’anno in cui termina anche uno dei suoi capolavori, 20.000 leghe sotto i mariIl giro del mondo in 80 giorni viene pubblicato nel 1873, permettendo allo scrittore di acquistare lo yacht Saint-Michel II.

Su richiesta della moglie, nel 1872 Verne si trasferisce ad Amiens, città natale di Honorine, dove prende parte e, successivamente diventa direttore, dell’Académie des Sciences, des Lettres et des Arts e dove fa la conoscenza del pittore Jean de Francqueville.

Con il 1886 inizia un duro periodo per Verne denominato da lui stesso “periodo nero”, caratterizzato dalla morte di persone a lui vicine (tra cui quella dell’editore Hetzel), dai problemi con la moglie e con il figlio difficile nonché dall’avversione nei suoi confronti del nipote psicotico Gaston, che tenterà di assassinare lo scrittore.

A causa della forte nevrosi, Verne viene colpito da una paralisi e finirà la sua vita su una sedia a rotelle. Anche i suoi romanzi vengono coinvolti nel mutamento, orientandosi in trame lugubri e complesse che lasciano trapelare l’amarezza dello scrittore per il genere umano e per l’uso malefico della scienza. Esempi di questo nuovo stile si trovano in Robur il conquistatore e ne Il castello dei Carpazi.

Jules Verne muore ad Amiens nel 1905, all’età di settantasette anni e viene seppellito nel Cimitero Della Maddalena.

Il figlio Michel, dopo la scomparsa del padre, porta a pubblicazione molte opere rimaste inedite, riadattandole.

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Piccolo aneddoto sul giovane Verne.

All’età di undici anni, fuggì di casa per imbarcarsi su una nave diretta verso le Indie. Lo scopo era di acquistare una collana di coralli da regalare alla cugina Carolina, di cui era innamorato. Desiderio che durò assai poco dal momento in cui, essendo il padre magistrato, lo trovò mentre ancora si trovava nei Paesi della Loira e lo riportò a casa.

Di suo ho letto: Viaggio al centro della Terra

!Bacio!

Stella_Marina