Lasciarsi. E poi?

Bentornati Sperduti.

La mia incapacità di comprensione verso le fasi delle relazioni tra esseri umani mi sconcerta sempre di più. Deliri – deliri e ancora deliri (il primo perché universale lo potete trovare QUI). A questo giro di boa si parla dei postumi: cosa viene dopo la fatidica decisione di lasciarsi? Ovvio: un interminabile istante – travagliato e confuso – in cui qualsiasi tipo di equilibrio esistente collassa su se stesso, rigenerando – da cenere e polvere della distruzione – un’armonia completamente nuova. Al momento il voi siete qui della mia situazione sentimentale indica il bel mezzo di questo caos post titoli di coda.

La si può prendere con filosofia finché si vuole, ma non è certo cosa facile trovarsi ad affrontare tale caotico momento, specialmente se ancora si hanno situazioni da condividere con il proprio ex. Tutto si trasforma rapidamente in un’interminabile programma di giorni alterni – come per le targhe – in cui vedersi o non calcolarsi, con annesse valanghe di sentimenti e oggetti vari da spartire fra le parti e riporre in scatoloni da trasloco; abitudini create faticosamente durante lo scorrere del tempo da modificare e modellare, adattandole al nuovo status; discorsi che è meglio non affrontare e tenerezze che è meglio non dare … Insomma – per quanto riguarda me ed Hugo – mi salta all’occhio un ingombrante paradosso: i due che fino a poco fa immaginavano il matrimonio, saltando atleticamente le tappe sono giunti al prematuro divorzio! Perché di divorzio si tratta, anche senza unione religiosa/civile alle spalle: ogni legame spezzato ricorda un po’ il colore del fallimento e il divorzio ne è sinonimo e sfumatura. Ma cosa vuol dire tutto questo? O meglio: cosa vuol dire lasciarsi? Sicuramente, il dizionario a noi caro, chiuderebbe il discorso di fretta e furia, tenendo a bada la nostra curiosità con una definizione rapida e indolore:

«Lasciarsi: termine di una relazione sentimentale. Abbandonare, allontanarsi da qualcuno.»

Ecco fatto, una spiegazione chiara e concisa. Classico dei vocabolari! Ma se volessimo chiedere a qualcuno fatto di pelle – cuore – muscoli, piuttosto che ad un so tutto io di carta e inchiostro … Cosa vuol dire davvero lasciarsi? Qui si apre una voragine – che più che nella terra o nello stomaco, si spalanca sul cuore. Nemmeno ora che lo sto sperimentando in versione 3D, saprei rispondere. Forse, però, una frase ne racchiude a pieno la potenza: dividere due vite.

Da coppia felice ci si ritrova in un lampo dentro un tornado impazzito – simile a quello che portò la dolce Dorothy nel regno del potente Oz – che getta i due ormai stanchi (ex)innamorati in un altro tipo di regno: privo di sentieri lastricati d’oro … Così, dalla bufera, si genera spontaneamente – esattamente come fosse muffa sulle pareti – l’iter classico da rottura definitiva. Aprono la fila i pesanti scatoloni – di cui ho già accennato – per passare poi la palla al restituire le stupide chiavi, che fino a quel momento valevano qualcosa; cancellare dapprima qualche recente sms di voi due, per poi eliminare in massa ogni cosa sul tuo cellulare che possa riguardarvi; riporre in cassetti le foto appese raffiguranti i best moments; demolire routine – abitudini – tradizioni ormai inutili; ritrovarsi straniti passando solitari nei luoghi che hanno incorniciato il vostro amore. Ora poi, che ci troviamo negli anni della decantata tecnologia, tra le altre – interminabili – cose da svuotare c’è pure il suo computer: eliminare ogni cartella – pagina preferita o immagine che ricordi il nostro passaggio!

Dicono che Quando un amore finisce, uno dei due soffre. Se non soffre nessuno, non è mai iniziato. Se soffrono entrambi, non è mai finito, ma non è forse naturale soffrire smantellando qualcosa che in passato riempiva il cuore? Questa frase aumenta la mia confusione in merito all’argomento … E credo, sinceramente, che non voglia dire nulla! Che sia buttando via una fotografia – un regalo di S. Valentino – un biglietto, oppure vedendo il castello sgretolarsi dalle fondamenta per colpa di quel ci vediamo che sa di addio, almeno una lacrima sgorga sempre – da entrambe le parti -, ma ciò non indica che ancora ci sia dell’amore … Sottolinea semplicemente che c’è stato, ma stato per davvero. Tutto qui.

Ho conosciuto Hugo che, a dirla breve, ero ancora una bambina – diciotto anni – … Non mi ero resa conto del tempo in costante movimento, finché non ho buttato il naso fuori dalla nostra storia e BOOM: ero adulta, cambiata e il Mondo … Certamente era cambiato molto più di me.

Quindi, cosa vuol dire davvero lasciarsi? Forse, come fanno le Fenici, è solo un po’ morire tra le ceneri del passato, per rinascere da zero – becco, piume, forza e cuore nuovi – senza morire mai davvero.

Mary

Muffin integrale o tortino dal cuore di cioccolato?

Bentornati Sperduti.

Da tempo ormai circola un’antica leggenda metropolitana sull’alimentazione delle donne, che ci vuole soddisfatte con cavoli al vapore e gambi di sedano crudi. Nell’immaginario maschile indossiamo aderenti tute da ginnastica e scarpe sportive, imbracciando fucili al dolcificante naturale durante retate in cioccolaterie innocenti. Nemiche mortali degli zuccheri!

Questa storiella tramandata di padre in figlio, genera tutt’oggi una continua satira sulla donna a tavola: “Per me solo un’insalata del giorno, ma tolga le olive – le noci – i pomodori e la feta. Quasi dimenticavo: senza condimento, tranne quattro gocce di limone biologico spremute tre secondi esatti dopo la raccolta. Grazie!” – ed è anche la causa primaria dello sbalordimento maschile di fronte ad una donzella intenta a scofanarsi una terrina di tiramisù. Un esempio lo potrei fare con mio nonno, che spesso e volentieri mi ripete che “mangio come le capre” – ironizzando sul mio essere vegetariana, credendo che non mi nutro d’altro se non d’erba e verdure. Sono sicura che rimarrebbe stupito di fronte a certi piatti decisamente poco light che riesco a divorare in certe sere. Per gli uomini siamo in costante dieta, ragazze!

La verità non potrebbe essere più lontana di così, perché noi non siamo semplicemente delle golose – non ci accontentiamo di questo – : ci trasformiamo proprio in massime esperte del nostro cibo preferito! La semplice differenza che corre tra l’universo femminile e quello maschile è fondamentalmente una: noi evitiamo di ingurgitare qualsiasi cosa ci passi a tiro! E quando veniamo additate a schizzinose o pignole perché impieghiamo troppo tempo nello scegliere un dolcetto in pasticceria, oppure per il semplice motivo che studiamo il menù manco si trattasse dell’enciclopedia treccani, in realtà non stiamo facendo altro che individuare la pietanza più goduriosa fra tutte.

Siamo talmente golose da aver diviso perfino il genere maschile in due ghiotte categorie: muffin integrali e tortini dal cuore di cioccolato.

Nonostante quello che si possa pensare a primo impatto, l’uomo – muffin non ha nulla da invidiare all’ipercalorico rivale. Può sfoggiare diverse tipologie di carattere e fisicità, ma il fattore che lo contraddistingue è la sicurezza – non del tipo “Esatto, piccola! Hai vinto il jackpot con me!“, una cosa più simile a “Certo amore. Vorrei sposarmi anch’io. Lo sogno da quando ero ragazzo!“. E’ estremamente difficile rimanere deluse da questa specialità sentimentale. Si può dire che sia un salvagente per il cuore! Non dimentica mai il vostro compleanno e – cascasse il mondo – si presenta con almeno un piccolo pensierino, di quelli che urlano INTESA a pieno fiato; se un qualcosa di andato storto vi costringe nell’insonnia, l’asciugare i vostri singhiozzi scala la vetta delle sue priorità; è un distributore di complimenti – banali e non – e funge da elio per la vostra autostima, che si ritrova presto a sorvolare i tetti delle case di quartiere; se prendete l’influenza lui è lì, con una tazza di tisana bollente e pacchi su pacchi di fazzolettini di carta; stessa cosa durante il ciclo: ben felice di rendersi utile, non lesina sui vostri bisogni, spendendo un capitale nella marca più comoda di assorbenti – in cioccolatini a vostro piacere – in riviste femminili patinate – praticamente in qualsiasi cosa possa farvi sentire molto, ma molto comfort! Già, un uomo d’oro!

Eppure le utopie sono inconsistenti per natura e questa, mi spiace dirlo, non è certo l’accezione che conferma la regola. Come ho detto, l’uomo – muffin può essere un gradito salvacuore – specialmente se si è appena uscite da una relazione turbolenta e al limite del masochismo – ma una volta che il cuore è guarito, che si fa? Nonostante il muffin sia integrale, la sua dolcezza – molto apprezzabile ai primi bocconi – diventa man mano stucchevole al palato, e si finisce con lo spingere il piattino sul tavolo quanto il più possibile lontano dal nostro posto. Non è questione né di dieta né di pignoleria sentimentale. Sta di fatto che, esattamente come per lo stomaco, pure il cuore e il corpo vogliono quello che, il cuore e il corpo, vogliono! Zero sconti! Si, è vero, noi tutte millantiamo il desiderio di un uomo attento – premuroso – romantico – tenero … Peccato che non sveliamo l’altra faccia della medaglia, e cioè che, dopo averlo trovato e avergli permesso di aggiustare cuore e autostima: ci annoiamo tremendamente!

E’ inutile nascondersi dietro ad un cucchiaino da dessert. Se in amore manca quel brivido eccitato, che dalla bocca dello stomaco arriva fino al cervello impedendoci di ragionare lucidamente, non ha senso! Anche il romanticismo deve avere un briciolo di carattere: stimolante, adrenalinico, focoso, inebriante. Le storielle insipide fanno molto più al caso delle principesse Disney!

Qui, entra in gioco il completo opposto dell’integrale: il goloso, ipercalorico, uomo – tortino. Le relazioni con questo tipo di uomo sono, per lo più, uno sfizio del palato, ma possono anche essere indice di uno spiccato masochismo, se perpetuate. Infatti l’uomo – tortino, non necessariamente opposto all’uomo – muffin nel fisico, sul piano caratteriale è al pari della sua antitesi per eccellenza. Per intenderci: è colui che, anche al vostro compleanno, è capace di farsi attendere, irrimediabilmente convinto che la sua entrata in scena dev’essere per forza ad effetto; quello che propina più buche di un campetto da mini golf, lasciandovi aspettare delle ore sedute al tavolo di un bar completamente sole; il classico esemplare di uomo macho che permette al suo disinteresse – o alla sua incapacità emotiva – di trapelare nei discorsi ironici in cui si immerge appena tentate di approfondire la conoscenza; l’uomo che non richiama dopo un appuntamento – risponde ai messaggi dopo minimo quattro ore dall’invio – non si spreca in Buongiorno e Buona notte inutili. Verrebbe da chiedere: perché perdiamo tempo con questi esemplari? Beh, per lo stesso motivo che ci spinge a divorare un tortino dal cuore fumante di cioccolato: la golosità! Sembrerà un discorso poco razionale – ma probabilmente lo è per davvero – ma delle volte si ha bisogno non tanto di stabilità, ma di quel brivido allo stomaco che nasce dall’essere costantemente sul filo del rasoio. E’ eccitante, divertente, incontrollabile e – esattamente come per il cioccolato – scatena una reazione cerebrale che ci fa sentire vive. In colpa, ma elettrizzate!

Purtroppo, come è chiaro, le storie con gli uomini – tortino non sono fatte per durare; così, dopo il primo boccone – per quanto il desiderio di finire l’intero piatto sia irrefrenabile – è d’obbligo posare la forchetta e ricontrollare il menù, onde evitare un cuore in frantumi e un cuscino inzuppato di lacrime.

Forse esiste una regola popolare che è il femminile de “gli uomini preferiscono le bionde ma sposano le more“, del tipo: le donne assaggiano il tortino al cioccolato ma finiscono il muffin integrale. Sta di fatto che l’equilibrio, come la verità, vive nel mezzo: perché troppo cioccolato finisce sui fianchi, ma la mancanza di sapore non soddisfa l’appetito.

Un tortino integrale al cioccolato, no?!

Mary