Una stranezza dal Passato

Buon sabato Sperduti!

Qualche giorno fa mi sono imbattuta in un articolo di Banaudi Nadia, in cui parlava di un libro da lei letto intitolato “Non siamo qui per caso – Il potere delle coincidenze” scritto da Marco Cesati Cassin (qui il link –> Un libro interessante). Non si è limitata, però, nel semplice esporre il contenuto delle pagine bensì ha optato per arricchire l’articolo con riflessioni, opinioni ed un esempio molto personale riguardo queste fantomatiche coincidenze che ci troviamo davanti nel corso della vita, senza riuscire a decifrarle poi così bene.

Al che, sempre abbastanza curiosa quando si sfiora questo argomento, mi son detta: perché non fare da eco a questo articolo e stilare uno scritto in cui raccontare le coincidenze riscontrate nei miei ventiquattro anni?!

Come idea mi è sembrata frizzante e simpatica … Il problema è che sono passati ben quattro giorni di scervellamenti selvaggi e nemmeno UNO di quegli episodi mi si è palesato nella mente -.- (cosa che, sono sicura, avverrà nel momento in cui smetterò di pensarci!). Senza farmi prendere dallo sconforto, ho quindi pensato di modificare leggermente il tema portante … Così facendo, non vi racconterò di una serie di coincidenze ma di un singolo episodio avvolto dal mistero.

So che già partirete prevenuti, rigirandovi nella mente la classica frase “Babbo Natale non esiste!” … Ma vi chiedo di dimenticarvi i vostri anni, le vostre conoscenze ed esperienze, per la durata di questo mio articolo e di leggerlo con la semplicità di quando avevate sei anni, perché oggi parlerò proprio di lui: l’uomo di rosso vestito che nella notte del 25 Dicembre lascia risuonare fra le stelle il suo misterioso “oh oh oh!”.

Parto dall’inizio di quest’avventura durata un lampo e vi comunico che ero una bambina di sei, massimo sette anni. La serata della Vigilia correva rapida a mescolarsi con le prime ore del giorno di Natale e i miei genitori, furbetti, mi avevano dato l’ordine preciso di non uscire dalla mia camera, che se no il caro vecchio Babbo Natale si sarebbe sentito offeso e non avrebbe lasciato doni. Da piccola ubbidiente quale ero (peculiarità che è andata a stravolgersi nel corso dell’adolescenza) ho eseguito alla lettera.

Chiusa nella mia cameretta ho udito la porta d’entrata aprirsi, e i passi dei miei risuonare in strada. Probabilmente erano diretti alla macchina: il miglior posto in cui nascondere i regali natalizi!

Quindi in casa non c’era nessuno! Ed io tendevo le orecchie alla porta sperando di captare qualche suono rivelatore. Questa era una cosa che facevo sempre, fosse la festività di S. Lucia, quella della Befana o, appunto, di Babbo Natale. Ma non ero mai riuscita nel mio intento … Mai, fino a quella notte misteriosa!

Come ho detto, l’abitazione era vuota … Eppure, all’improvviso due voci hanno dato il via ad una conversazione di cui non ho afferrato l’argomento. La prima voce era spessa, profonda e calda mentre la seconda appariva quasi nasale, leggermente gracchiante.

Come una Speedy Gonzales in formato bimba, sono saltata giù dal mio lettino e mi sono precipitata alla porta con l’orecchio premuto sul legno che mi divideva da quelle strane voci. C’è stato un momento in cui, terrorizzata, ho lasciato volare la mano sulla maniglia, decisa nel voler dare un’occhiata! Ma la cosa più importante era per me non offendere Babbo Natale, a cui ero così affezionata per tutti i giocattoli consegnati a domicilio … Così mi sono bloccata, accontentandomi di origliare quella strana chiacchierata (e ripeto: senza capirci nulla!).

Ero davvero una bambina ubbidiente!

La verità era che, all’idea di trovarmi davanti il vero Babbo Natale, avevo cominciato a farmela un po’ sotto dalla paura … Non sapendo cosa aspettarmi!!

Sta di fatto che poi i miei sono rientrati (tutto è avvenuto nell’arco di dieci – quindici secondi, credo) ed io mi sono piazzata nuovamente sul lettino, sconsolata dal mio coraggio mancato!

Ma non accadde solo questo, durante quella manciata di secondi. Infatti, vicino all’abete addobbato a festa, era comparsa una strana impronta sporca di fango … Ed era di uno scarpone! 

Dovendo incamminarci per partecipare alla Fiaccolata di Mezzanotte, ho scoperto questo nuovo indizio quando finalmente mi è stato concesso di mettere il piede fuori dalla camera.

I miei si guardavano intorno perplessi e preoccupati, facendo mente locale sugli oggetti della casa (per capire se fosse “sparito” qualcosa) … Ma non potendo dare nell’occhio con un’eccessiva sorpresa, rischiando di svelarmi l’arcano di Babbo Natale, sono stati costretti a fingere che fosse cosa normale: “Si vede che quest’anno è passato prima … Sarà stato molto più impegnato e di fretta, rispetto alle volte scorse!”. 

Io, tutta felice di aver ottenuto la possibilità d’incontrare quell’uomo paffuto … Ed intensamente avvilita per non aver avuto il coraggio di coglierla, premendo sulla maniglia.

Anni dopo, ho chiesto ai miei genitori di questo fatto, sicura che fosse stato un loro “teatrino” per rendere il tutto più veritiero … La loro risposta mi ha fatto sbellicare: “Noi?! Eravamo fuori e la porta era chiusa! Abbiamo dovuto far finta di niente ma ci stavamo cagando addosso! Abbiamo guardato in ogni stanza e controllato se mancava qualcosa … Pensavamo fosse entrato un ladro!!”.

Dopo aver riso come dei pazzi ed esserci raccontati l’episodio dai nostri diversi punti di vista, una domanda mi è sorta spontanea, cancellando il sorriso e lasciando il posto alla perplessità: “Ma quindi … Se non siete stati voi e in casa non c’era nessuno … CHI è stato?!”. Hanno alzato le spalle, in un silenzio di smarrimento.

Un quesito che non ha risposta e credo non l’avrà mai!

P.S. Da casa non è stato rubato nulla xD

Voi, che mi dite? Avete Una Stranezze dal Passato da raccontare?!

!Bacio!

Stella_Marina

“Pronto! In cosa posso aiutarla?” … Sta cippa!!

Ciao a tutti, Lettori Sperduti!!

Eccomi tornata … Finalmente! Felice e impaziente di ricominciare a condividere con voi pensieri e libri!

Chissà dove sono evasa durante questo mese … Forse su una spiaggia assolata di luoghi remoti? Oppure in un accogliente chalet montano destreggiandomi fra scii e slittini? Magari in un centro benessere di lusso ad evaporare nell’afa di una sauna?

Macché!!

Colpa del modem … Che un giorno, senza preavviso, ha deciso fosse giunto il tempo dell’agognata pensione e, impacchettate le valigie … Se n’è andato! Tagliandomi i ponti con quest’invisibile rete intricata e catapultandomi in un’odissea telefonica al limite dell’incompetenza, con i cari amici del call center telecom!

[Talmente siamo entrati in sintonia dopo questa emozionante avventura che, per Natale, intendo inviare all’intero team un cordiale biglietto di auguri decorato con una raggiante scritta in rosso che riporti, a grandi lettere, la frase “Grazie sta cippa!” e, subito sotto, un mio serenissimo primo piano … Tanto per ricordare i bellissimi momenti vissuti assieme!]

Ma prima di raccontare minuziosamente il tutto, ci tengo a scusarmi con voi per aver mancato l’appuntamento settimanale del Progetto Foto, quello mensile dei Racconti Marini e quello in maggior espansione delle recensioni, nel settore Libri!!  Mi è seriamente dispiaciuto venir meno a queste scadenze … Ma intendo rimediare il prima possibile, quindi non smettete di seguirmi!! 🙂

Chiarito ciò, mi sento libera di dare il via a questo fantastico racconto, colmo di speranza e di una buona dose di incapacità.

Solitamente si parte dall’inizio che, in questo caso, coincide con l’ormai passato 26 Ottobre!

Dopo aver rivolto l’ultimo saluto al caro vecchio modem pronto alla partenza, decido di avvalermi dell’opportunità di acquistarne uno nuovo dalla mia compagnia telefonica (considerando, più che altro, la mia possibilità economica, al momento leggermente ridotta …) tutta felice e contenta all’idea di portare a termine un tale acquisto senza perdite monetarie immediate.

Chiamo.

Un gentilissimo signore risponde. Chiarisco il punto e vengo informata del tempo di consegna non superiore ai cinque giorni.

Benissimo! – mi dico.

L’ordine parte e chiudo la conversazione.

La vita continua normalmente, alternandosi fra giorni e nottate, giungendo di corsa al 2 Novembre assolutamente senza nessun corriere in vista.

Giusto per avere informazioni riguardo la posizione del mio ordine, richiamo il numero del servizio clienti. Questa volta parlo con una donna, che si catapulta a spulciare i numerosi archivi all’interno del suo PC dopo aver attentamente ascoltato la mia semplice richiesta.

“Mi scusi … A nome suo non vedo nessuna ordinazione.”

“Come?! Ho chiamato al 26 …”

“A quanto pare il collega non ha avviato nulla … Non capisco il motivo!”

Ah, ecco! Primo campanello d’allarme di una certa incompetenza.

Mi chiede se intendo ordinare nuovamente il modem e, ovviamente, rispondo con un si.

“Bene. Arriverà entro dieci giorni con il costo aggiuntivo di 12, 00 € di spese di spedizione.”

… Aspetta, aspetta, aspetta! Notate qualche differenza??

I giorni di attesa, da cinque si sono duplicati come in un simpatico gioco d’illusionismo, ma soprattutto, sono comparse le spese per la spedizione di cui nessuno ha mai fatto cenno. Certo, sono poi dodici euro … Ma se è previsto che io li spenda, pretendo che qualcuno me lo faccia presente evitando le sorprese dell’ultimo minuto!

Faccio gentilmente notare alla mia interlocutrice l’incoerenza dei due punti, sentendomi rispondere che così è e così si fa!

Va bene, non obbietto oltre! Sarà in errore l’uomo smemorino del 26.

Ricominciano a scorrere le giornate … Fra comfort food, gelo invernale, piccole discussioni e calde tenerezze … Quando mi rendo conto di non aver comunicato il mio nuovo numero di cellulare (sia mai che serva!) ai carissimi amici del call center. E’ il 7 Novembre.

Chiamo, dichiarando il recapito attuale e, già che ci sono, chiedo in quale lontana Nazione si trova il mio pacco.

“E’ in consegna al corriere.”

“Perfetto. Potrebbe darmi il numero dell’ordinazione? Così chiedo direttamente al corriere e mi organizzo per farmi trovare a casa.”

“Non posso, mi dispiace.”

“Va bene. Almeno potrebbe riferirmi il nome dell’azienda di trasporti a cui è stato consegnato?”

“Non saprei … Provi **** oppure *******. Solitamente lavoriamo con loro.”

Secondo campanello d’allarme!

Ok, non sono tenuta ad entrare in merito ai dettagli ma, perlomeno, è certo che qualcuno su questa Terra ha effettivamente il mio modem.

Dopo aver riattaccato, faccio un pronto ai due corrieri citati dalla signora e, in pochi minuti, ricevo la stessa risposta da entrambi: “A suo nome non abbiamo alcun pacco.”

Terzo campanello d’allarme!

I giorni passano e le serate fanno lo stesso, fino ad arrivare al decimo giorno … Ancora nessuno!

E indovinate un po’?? Richiamo!

Che felicità!!

Sempre al solito, per cui vi risparmio il copia-incolla della conversazione, riportandone solo il succo: il recapito telefonico non è stato aggiornato, il pacco è stato preso in consegna dal corriere il giorno precedente ( -.-‘ ) e arriverà entro sette giorni.

What?? – mi chiedo, leggermente esasperata, cominciando seriamente a pensare che mai vedrò quel modem.

Lascio nuovamente l’attuale numero di telefono perchè, mi dicono, sia indispensabile!! Ormai sono finiti i tempi in cui i fattori leggevano con attenzione quelle bianche targhette dei numeri civici e, scivolando giù dal sedile del furgoncino, giungevano a quello strano aggeggio che è il campanello, suonandolo per portare a termine la consegna. Tutto si è ridotto ad una questione di messaggini e chiamate fugaci sul display del cellulare che, se non rispondi al volo, non ti arriva una cippa!

Come sempre, tutto scorre [lo dicevano anche i Negramaro!] e mi ritrovo, dopo qualche giorno da questa telefonata, a percepire un fastidio, leggero leggero, alla bocca dello stomaco, cercando di intuire quale ne sia la causa … Ma certo: sono avvilita!

Ma per quale motivo?!

E’ ovvio, comincio a sentire la mancanza dei simpaticoni del mio call center preferito!!!!! E che faccio?? Li richiamo!!

Con entusiasmo irrimediabilmente crescente!

Ormai, ciò che ci unisce è una profonda amicizia, si potrebbe quasi dire che siamo culo e camicia, così ci permettiamo di saltare i convenevoli di tutti quei “la ringrazio!” “ma si figuri!” “quant’è gentile!” … Frasi troppo artefatte per una complicità come la nostra! E’ il 14 Novembre.

Indovinate un po’? Il numero non è ancora stato modificato. Ma il meglio arriva ora …………… Rullo di tamburi ……….. [Per aumentare la suspense xD] ……… Il pacco è stato preso in consegna dal corriere il GIORNO PRECEDENTE!!!!!!

Evvivaaaaaa!!!!!!! -.-

Al che inizio a percepire un qualcosa ribollirmi nel sangue … Che sia il grande affetto che provo nei loro riguardi?! Mah. Ritrovandomi contemporaneamente a praticare esercizi improvvisati di respirazione, onde evitare la mia trasformazione in Hulk.

Incoraggiata dal mio silenzio, la persona all’altro capo dell’apparecchio aggiunge  alla lista un’altra informazione di assoluta utilità … Pari a quella degli scii in pieno Ferragosto!

“Al 16 cade il termine della consegna!” E a me che mi frega, se tanto non arriva nulla?? “Se non dovesse arrivarle entro quel giorno, chiami pure!”

E certo che richiamo!!

Non tanto per aspirazione personale, quanto per il modem che ancora mi risulta disperso … Per la centesima volta!

Qui si può ammirare l’apoteosi della nullafacenza.

“Salve, ho ordinato un modem … Al 26 Ottobre.”

“Mi dispiace ma l’ordine è stato annullato.”

– Bocca spalancata per qualche secondo –

“Il corriere, a quanto pare non l’ha trovata in casa …”

“Sinceramente, non è passato nessuno a cercarmi!!”

“Sicuramente l’avrà chiamata al telefono e lei non ha risposto. Quindi non è nemmeno passato. E’ questo il suo numero ********** ?”

A questo punto, lo stupore è mutato irrimediabilmente in questa espressione –> -.-”

E per la millesima volta, rispondo …

“NO!! Quello è il numero vecchio! Ho chiamato tre volte per farlo cambiare!”

“A quanto pare i miei colleghi non hanno passato l’aggiornamento al corriere … Non capisco il motivo.”

Ancora?! Quarto e definitivo campanello d’allarme dell’inefficienza di questo servizio clienti!

Una sola domanda mi sorge (tra le imprecazione masticate in un impeto di rabbia) : Perchè?! … No, veramente: PERCHE’??

“Vuole rifare l’ordine??”

La voce improvvisa mi distrae dalle mie riflessioni e stancamente rispondo con un “si” di rassegnazione mista a collera.

Così apprendo che il termine è, ed è sempre stato, di cinque giorni (non dieci!) e anche che le spese di spedizione sono completamente gratuite (non di 12, 00 €!) …

Era il 16 Novembre … Ed, esausta, ho chiuso la conversazione.

Questa, tirando la somme, è la storia … Risparmiandovi i dettagli delle mie incazzature e degli episodi in cui i simpatici ragazzi del call center, hanno evitato le mie chiamate, delle volte riagganciando il telefono al primo suono della mia voce.

 

Che dire: delle volte ci vuole pazienza!! xD

P.S. Oltre il danno la beffa: questo pomeriggio è finalmente giunto a casa il nuovo modem (come potrete constatare dalla mia presenza qui!) e il corriere NON mi ha telefonato … Ma è sceso dal furgoncino e ha suonato il campanello!!

Quindi, non vedo il collegamento tra il mio vecchio numero dato al fattorino e l’annullamento del precedente ordine … Quello che ne ho dedotto, invece, è che qualcuno ha voluto giocare da paraculo per occultare la propria incompetenza!

 

!Bacio!

Stella_Marina

Cinque cortissime giornate.

Tornata sui banchi per la durata di cinque cortissime giornate.

Dopo sei anni lontana da insegnanti, appunti, pause caffè (e sigaretta) e da volti nuovi di compagni sconosciuti, sono da poco ritornata in un’aula con una piccola differenza: Hugo!

Non ci siamo mai trovati a scuola, nonostante frequentassimo lo stesso istituto, e averlo come vicino di sedia devo dire che si è rivelato parecchio divertente e in un certo senso rassicurante. Un’esperienza che desideravo ardentemente provare almeno una volta con lui: la pausa pranzo, la corsa verso il bar all’angolo per un caffè espresso (di nome e di fatto), gli appunti condivisi e il controllare reciprocamente le risposte dei nostri test.

Ovviamente si trattava di un corso di formazione atto a comunicare a noi poveri disoccupati e inoccupati la rapida evoluzione nell’ambito della sconsolante ricerca di un lavoro.

A ventiquattro anni credevo che mi sarei trovata diversa in un contesto simile, pensavo di aver perso quella mia parte e questa mia convinzione mi lasciava parecchio malinconica.

Ma la verità è che appena mi sono seduta su quelle fredde sedie ricavate da una lastra di plastica scomoda, ho ritrovato la Stella di diciassette – diciotto anni, gli anonimi volti degli altri come me si sono subito trasformati in ricordi tangibili di un’epoca lontana riportando alla luce le voci, i modi, le espressioni, i difetti e i pregi dei cari vecchi compagni di classe, prima di oggi sbiaditi nell’avanzare dei miei passi.

Come essere passata da una foto (statica, silenziosa, impolverata) ad un filmato in HD dove tutto si muoveva e riprendeva vita nella mia incredulità!

Una piccola, nuova esperienza che ancora mi ha riavvicinato a me.

 

!Bacio!

Stella_Marina

 

Ragazza immagine … Immagina, ragazza!

Dato che, come spesso accade, le faccende riguardanti questa Stella Marina evasa dal mare, vengono archiviate con rapidità dai marinai a lei vicini … Ho deciso di raccontare la mia esperienza a voi, confidando nel vostro interesse per le avventure di una totale sconosciuta 🙂 !!

Ieri ha avuto luogo il mio primo, VERO colloquio di lavoro …

Non ero mai andata oltre la prima base, e come ogni verginello bloccato nelle sessioni di limonamento duro sotto le scalinate delle tribune, stavo cominciando a chiedermi “Quando toccherà a me?” agognando a quell’irraggiungibile seconda base … In cui tutto cambia e ti senti di colpo un po’ più adulto.

Quindi, con la massima eleganza e raffinatezza (sia chiaro) vi comunico che non sono più vergine ………….. Di colloqui!!

[Informo la signoria vostra che terminato l’articolo avrà luogo un sofisticato banchetto per congratularsi con la scrittrice!]

Precisiamo il mio assoluto disinteresse per la mansione che mi è stata proposta: segretaria in un centro estetico/ parrucchiere … Ma come si sa: tutto fa brodo! Specialmente se, come me, si è inoccupati alla veneranda età di 24 e con il portafoglio che piange di solitudine per mancanza di monetine e banconote da custodire!

Arrivo, mi presento … Tutta in tiro, visto che mi dicono “E’ posto per fighi … Ricchi e fighi!” ma per tutta risposta mi ritrovo a fare il colloquio direttamente sulla porta d’ingresso (così ha voluto il grande capo acconciatore!) tra il vociare della clientela, il fastidiosissimo ronzare di stormi di phon accesi e la musica della radio (che fa tanto figo … A quanto pare!) a palla in sottofondo … Un uomo dallo sguardo indifferente prende il mio curriculum ( … E se lo lascia cadere sul pavimento … Indovina indovinello, quale sarà stata la stronza piegatasi per riprenderlo?! Yep, it’s me!). Tralasciando la sua logorrea, che mi ha trasformata in una muta figura nell’affannata ricerca di un lavoro (giusto per mantenere in equilibrio l’intero sistema!) e il suo modo maleducato di accogliere la propria clientela … Del tipo: “Abbiamo un appuntamento.” “Felice di saperlo!” … -.- Bella risposta zio! Proprio ‘na bella risposta, professionale soprattutto!!

Arriviamo direttamente al punto clou in cui io, di jeans chiari vestita, con tacchi bianchi ai piedi, dalla t-shirt nera resa ammiccante dal pizzo a cornice sulla schiena, truccata e pettinata per l’occasione … Mi sento rivolgere una frase che del lusinghiero ha ben poco: “Ovviamente, se dovessi venire a lavorare per noi, l’aspetto è la prima cosa. Capelli e trucco devono essere perfetti … Nemmeno un pelo fuori posto … Ora, non pretendo che tutte le dipendenti siano ragazze immagine … Però …………. “

Nel pronunciare questa sentenza, l’uomo apatico e distratto, mirava alla mia coda di cavallo come inorridito dai delicati ciuffetti scampati all’elastico e che a zonzo se ne vanno per i fatti loro ogni volta che mi lego i capelli …

A parer vostro, in confidenza, che avrà voluto dire?! Che mistero sti parrucchieri!

Alzo i tacchi, terminato il suo soliloquio, saluto … E me ne vado!

Così è andata a concludersi la mia prima volta … Nella speranza che non sia l’ultima!

Pure questo pomeriggio, in giro tutto il giorno sotto il sole, a scarpinare avanti e indietro per nuovi spunti, consigli e miglioramenti … La mia piccola rivincita sull’afosa calura di oggi? Un negroni sbagliato servito da un bel cameriere dal sorriso raggiante!

 

!Bacio!

Stella_Marina

Un +1

Eccomi tornata!

Fra impegni, riflessioni, imprevisti e giornate programmate l’estate impacchetta il suo calore, pronta a partire da un momento all’altro cedendo il posto ai freschi soffi autunnali … Ed io mi ritrovo con un +1 sulla cifra anagrafica.

Sta ad indicare che sono già un po’ più saggia? Più decisa, più rilassata?

Non lo so! Più di 300 giorni ancora misteriosi, sveleranno le risposte man mano al mio passaggio … E, al momento, non ho poi così fretta.

Per ora mi concentro sui doni … Che mi daranno da fare e da leggere!

Una lista da acquolina in bocca che non vedo l’ora di depennare, di gustare, di scoprire e di condividere su questo blog in forma di pensieri e opinioni.

Né per fama, né per denaro. Consigli di scrittura e di vita.” di Anton Cechov

I diari della motocicletta” di Ernesto Guevara

Il conte di Montecristo” di Alexandre Dumas

Il viaggiatore senza scopo” di Charles Dickens

Manuale di scrittura creativa” di Roberto Cotroneo

Eccoli qui, alcuni dei titoli giunti nelle mie mani appallottolati in giri di carte colorate e lucidi fiocchetti. Ancora intatti dentro le copertine rigide. Ancora silenziosi …

Desiderosi di parlare.

Non so con quale inizierò … Presto ve lo farò sapere!

!Bacio!

Stella_Marina

Confidenze suppergiù

Questa sera ho guardato un film che mi ha permesso di riflettere sulla Me di adesso!

Non era un film serioso, quindi non pensate subito a titoli filosofici e trame strappa lacrime … Era una cagata di film, uno di quelli che ti guardi per farti due risate.

Però mi ha permesso di riflettere.

Ho iniziato a mettere ordine nelle mie giornate parecchi anni fa … E l’ho fatto perchè, di ordine, non ne avevo quasi una briciola.

Le mie giornate iniziavano alle 13.00 del pomeriggio, non pranzavo mai se non con una tazza fumante di caffè. Per le 14.00 ero fuori casa, girando senza senso e senza meta con le mie amiche, passando vicino ai tipi che ci aggradavano in quel periodo. Alle 19.00 tornavo a casa, cenavo (il più delle volte … Se mi andava) e alle 20.00, vestita di tutto punto, ero ancora fuori … A caccia di una nuova avventura che, come quella di cenerentola, durava una serata … Solo che, invece di finire a mezzanotte, la mia terminava alle sei del mattino successivo.

Così ogni giorno, per tutta l’estate … E ogni sabato, per tutta la durata dell’anno scolastico.

E’ arrivato il giorno in cui ho deciso di mettere un freno! Ma non perchè sia diventata bigotta, astemia e puritana tutto di colpo (come certa gente che conoscevo!) … Semplicemente ho iniziato a pensare di portare avanti anche altri aspetti della mia vita.

Ma cosa è successo??

Ora, che ho costruito quella parte solida in me stessa che prima mancava … Mi sono accorta di aver completamente perso la parte di quella che si ritrova ad andare a dormire quando gli altri si alzano per andare a lavorare.

Non me n’ero accorta così bene come in questa serata!

Avete presente quel periodo nella vita in cui si esce e non si sa mai dove si andrà a dormire? Con chi si riderà? Dove ci si ritroverà? E con che storie mozzafiato ci si sveglierà la mattina successiva?

Ecco! Parlo di quello!

Penso sia ora di rimettersi in marcia … Parafrasando Bilbo Baggins (si, adoro LOTR!!): “Andata e Ritorno … E poi ancora Andata e Ritorno … Perchè c’è SEMPRE da scarpinare!”

Adesso Ricomincio da tre (come il grandissimo Massimo Troisi), senza buttare via nulla … Ma aggiungendo ciò che ho perso!!

Perchè ci vuole equilibrio … Il troppo, alla fine storpia! E personalmente, sono una persona che ha bisogno di ordine e sregolatezza pura … Per dare il meglio di Me!

!Bacio!

Stella_Marina

Pianeti in Paradiso

Durante queste ultime settimane mi sono imbattuta in alcuni pezzi del mio passato.

Forse “imbattuta” non è il termine più corretto visto che implica della casualità, mentre io mi ci sono buttata a capofitto nella ricerca di questa preziosa merce, coinvolgendo ostinatamente collaboratori strappati ai loro comodi pomeriggi del sabato per darmi man forte. Leggermente controvoglia, ma tra una risata e una presa in giro.

Insomma, cercando cercando, ho riportato alla luce frammenti di una storia che sembra lontana. Un romanzo dalle pagine ingiallite cosparse dal pungente odore di vecchio (che ai libri regala quel non so che di valore), dalla trama farcita d’amori, litigi e insicurezze.

Frammenti di me, letti dalla Stella del presente su fogli scritti di proprio pugno dalla Stella del passato.

Il filo magico e invisibile dei viaggi nel tempo.

Quaderni scarabocchiati con disegni dai bordi calcati con il duro inchiostro di una penna, libretti traboccanti false giustificazioni per quelle giornate passate in vacanze autogestite quando si sarebbe dovuti essere chini sui banchi scolastici, poesie frettolose per ragazzi mai incontrati e chilometriche lettere mai spedite al destinatario.

Fra tutti questi ritrovamenti, ecco apparire i famosi “bigliettini” lanciati da una parte all’altra dell’aula con il sottofondo dei prof troppo presi a spiegare.

Nomi che all’epoca pronunciavo costantemente, di cui ora non ricordo nemmeno il volto a cui erano connessi: Mirko, Pietro, Alessandro. Così importanti da portare via righe continue sui messaggi cartacei che rivolgevo alle amiche.

Ma chi erano?! Non ho fatto altro che chiedermelo durante tutto il tempo della lettura, sentendomi sempre più una piccola investigatrice che, impugnata la stereotipata lente d’ingrandimento, tentava (senza successo, sia chiaro) di ricostruire la sequenza degli eventi manco un protagonista di CSI.

E la lite col Manuel … Pure qui! Cosa sarà mai successo??

Nei reperti archeologici della mia adolescenza non si fa altro che accennare a questo litigio … Pareva pure serio o, quanto meno, intrigante (da donna, non posso che non esserne incuriosita!) … Ma niente! Misteri senza risoluzione sparsi a pioggia in quei pezzettini di carta ormai laceri, appallottolati così stretti che per aprirli evitandone la completa distruzione, diventa di assoluta necessità possedere un dottorato in “mano d’opera lillipuziana”.

E mentre leggevo, col cuore sovraccaricato dall’intima conoscenza di quella ragazza così simile a me, mi sono sorpresa nell’avvertire i passi intrapresi dal tempo che muta.

Sono sempre io, ma sembra un’altra vita.

Altri discorsi, differenti riflessioni, nuove paure, nomi freschi da chiamare.

Tasselli infiniti di un unico puzzle … L’insieme variopinto delle immagini raccolte dal mio sguardo durante queste innumerevoli vite vissute in ventitré anni.

 

Vorrei concludere con una pillola di “saggezza”, rinvenuta durante l’attività di lettura biglietti.

Direttamente dal 2005 … (Tenete a mente che ero piccola 🙂 !) … Ecco a voi:

“Stella: Ho capito solo che il sole morirà. Secondo te, i pianeti vanno in paradiso?

Friend: Secondo me anche i pianeti hanno un paradiso!!”

Dopo averlo letto ho riso per mezz’ora di orologio!! 😀

 

!Bacio!

Stella_Marina

Tra grigio e arcobaleno

Camminando nel silenzioso corridoio dei miei pensieri, mi sono imbattuta in un dipinto. Una metà completamente grigia. Nell’altra, un arcobaleno di colori. Al centro, questi opposti, si mescolavano creando buio e luce. Sotto la cornice, una targhetta.

«Relazioni»

Mi sono soffermata a lungo davanti a quel quadro. Intricato e bellissimo. La mente è corsa in vagabondaggio nel passato, in cerca di verifiche. “Si presentano così, le nostre relazioni?”. La mia prima storia è durata un anno – quasi – e a quella si sono succedute le altre, frenetiche e istantanee. Dal nulla, all’improvviso e senza invito, è inciampato Hugo nella mia vita. Pochi giorni dal mio diciottesimo compleanno. Giusto in tempo per esserci, mentre varcavo la soglia che divide infanzia e maturità. Lo ricordo bene. Scintillante di colori, vestito di idee, sicuro del suo mondo e pieno di ferite. In quel momento, le sfumature della realtà, avevano cambiato intensità dentro ai miei occhi. Non mi sembrava vero che tutto fosse stato da sempre così meraviglioso, senza essermene accorta. Finalmente riuscivo a vedere la bellezza segreta dell’Universo. Hugo era il mio telescopio. 

L’inizio: risate gioiose, ore intere a fare l’amore, carezze calde per troppo aspettate. Poi: la voglia di capirsi e raccontarsi. Di scoprire la carne bruciata nascosta sotto i veli del silenzio. Con il cuore gonfio di paura e sollievo, mi sono permessa di raccontare i dolori di un passato a cui permettevo di schiacciarmi. Così, ho pianto. Per la prima volta davanti a qualcuno. Per la prima volta, davanti a lui. Hugo ha impiegato più tempo di me, ma anche lui è riuscito a raccontarmi i suoi, di dolori. Così, come per me, ho pianto ancora … Per lui. Per entrambi. Non immaginavo quante ferite ci accomunassero. Lì, è arrivato l’amore. Senza scampo. Per la prima volta ho amato un ragazzo. Uno sconosciuto in cammino per il Mondo, diventato per me l’Amore Mio.

Un qualcosa di meraviglioso, purtroppo rovinato dalla negligenza di due innamorati. Io, che presuntuosa credevo di sapere – un po’ di tutto e un po’ su tutto -, ho dovuto ricredermi davanti al burrone chiamato distanza. Quello non lo conoscevo. Non lo avevo mai guardato. Invece ho dovuto farlo.  Non conoscevo il peso che impedisce agli occhi di incontrarsi ancora o ai sorrisi di fiorire insieme. Il fardello di rancori, errori, ferite mortali al cuore, delusioni e lacrime. Ora, tutto questo, lo trovo scritto sulla strada appena percorsa dai miei stessi piedi. Adesso so quanto male può fare.

Così, è capitato che – la ragazzina che si credeva già matura – è cresciuta più di quanto si fosse mai immaginata.  Ho capito cosa vuol dire contare i soldi nel portafoglio – perché non ce ne sono mai per una cena romantica – e ho capito come la rabbia possa ridurre in polvere tutto. Ho capito che l’orgoglio salva, ma non salva mai il cuore, che lentamente – ma nemmeno troppo – s’inaridisce. L’amore scintillante di quei due ragazzi tanto luminosi insieme, è giunto così al termine.

Lo sguardo osserva il dipinto. Spostandosi dalla metà colorata a quella ingrigita.

Nel grigiore, scorgo comunque una luce di colori. Perché lo devo a Hugo se ho compreso cosa significhi prendersi cura di un altro. Lo devo a lui se ho smesso di temere l’idea di aprire il cuore, se ho capito che è giusto continuare a lottare, se ho smesso di lasciar sanguinare il passato. Lo devo a lui se ho imparato quanto male può fare l’amarsi e quanti sforzi in realtà richieda. Quanto impegno, quanta importanza. Lo devo a lui, o meglio, a noi. Perché mi sono conosciuta sotto una luce dalla quale non ero ancora stata avvolta. E ho visto una nuova forza.

Questa è la sfumatura variopinta, nascosta nella metà di grigio. 

Hugo, Grazie!

Mary

Semplice “far numero”

Pensando alla politica, oggi mi è tornato alla mente un episodio che mi vede protagonista – se così si può definire un semplice “far numero” -. Perché non raccontarlo? Mi sono detta. Giusto per sorridere sulla poca consistenza di alcuni movimenti.

La vicenda prende vita dalla semplice richiesta, da parte di un membro di un partito del luogo, di prendere parte ad una riunione come nuovo volto e – in caso mi fossi trovata interessata – di aderirne come personaggio attivo. Ovviamente consapevole delle mie lacune in materia, mi sono presentata esclusivamente mossa da curiosità ed educazione, con la risposta finale già stampata nella mente: no! Essendo io apolitica – ritenendo ogni comizio una dimostrazione di presunzione verbale, che difficilmente si concretizza – trovavo l’intera situazione parecchio ironica e paradossale: mai mi sarei aspettata un invito alla vita politica.

Una volta raggiunto il luogo dell’incontro, però, tutto mi è parso sorprendentemente naturale: un gruppo di conoscenti seduti attorno ad un tavolo, ognuno con il proprio bicchiere – chi di vino, chi di spritz – a portata di mano. Qualche convenevole, per far mettere a proprio agio le giovani reclute – si, io ero una di queste -: due chiacchiere, quattro risate, una manciata di battute. Ed ecco che parte il primo atto de la grande assemblea … Che, guarda caso, è lo stesso momento in cui le mie braccia hanno cominciato a cadere (e non solo loro, se per questo). Quel gruppo di simpatici conoscenti – tutti adulti – ha presto preso le sembianze di una marmaglia di ragazzini riuniti per sparlare di un nemico comune, giusto per sentirsi un po’ più forti. Tra quelli che insultavano o denigravano il lavoro dell’avversario e quelli che giustificavano i loro insuccessi politici utilizzando errori o atteggiamenti dello stesso, non ho potuto fare altro che guardarmi intorno – guardare quelle persone letteralmente una ad una – e sorridere dell’inconsistenza di quei dialoghi. Tutti presi a darsi man forte, rendevano ancora più evidente la loro incapacità di essere adulti responsabili.

Una domanda mi si è formata allora nella mente: in una riunione del partito, non si dovrebbe parlare di migliorie – successi – insuccessi dello stesso? Perché spendere tempo spettegolando su persone non presenti? Purtroppo, passato lo sgomento iniziale, ho riguardato quelle persone – sempre una ad una – e mi sono accorta che la scena davanti ai miei occhi, non era poi tanto strana. Questa è la politica di oggi: affossare più avversari possibili – nel giusto oppure no, poco importa – per arrancare fino ad una vana meta, da cui altri proveranno a strapparti. Niente di nuovo. E’ impensabile, per un politico, sedersi ad un tavolo e parlare veramente dei proprio errori. Ed è per questa motivazione che, agli errori, non si trovano le giuste soluzioni. Davanti ad un teatrino talmente ridicolo – a parte ridere fra me e me – non sono riuscita ad evitare di farmi coinvolgere, iniziando a ragionare su il peso effettivo che avrebbe avuto la mia voce se avessi aderito al partito. Forse avrei potuto frenare queste chiacchiere inutili e riportare l’attenzione sui punti importanti; magari sarei riuscita ad ottenere veramente dei miglioramenti nella vita dei cittadini; impegnandomi avrei cambiato le cose. Mentre mi struggevo analizzando questi pensieri, uno dei quattro amici al bar mi fissa sorridendo, pronto a lanciarmi addosso una domanda. Chiunque nel tavolo taceva, lo sguardo puntato su di me.

«Tu cosa ne pensi della politica?» Ancora silenzio, tranne nel mio cervello – che insistente mi ripeteva: buttati e osserva quel che succede! -. «Sinceramente penso che la politica sia un affare contorno. Prima delle elezioni si fanno molte promesse, ma sono rare quelle che vengono seriamente concretizzate durante il mandato.» Qui, il capo bicchiere di bianco prende la parola, tentando invano di spiegarmi il perché sia ovvio che vada così: esistono gli imprevisti. Al che, candidamente rispondo: «Non sarebbe meglio promettere meno? Così si avrebbe tempo di realizzare tutto.», non serve nemmeno far presente la mancata risposta del mio interlocutore. Altro giro, altra domanda – tanto per sviare l’argomento iniziato – «Tu che sei giovane, cosa vorresti modificare nel nostro Comune?». Il sorriso accompagnato all’interrogativo stava ad indicare che già erano certi di conoscere la mia risposta: più pub, vita notturna, pizzerie 24h, piste da cross. No! «Io vorrei diminuire il bracconaggio, aumentando controlli e sanzioni.». Unico riscontro ottenuto: una battuta insipida e stupida da parte di uno dei membri.

Così la serata è giunta al termine, io mi sono alzata e sono uscita dalla sala. Non mi hanno più cercata, non hanno chiesto di me, non hanno preso in considerazione la mia ipotetica adesione al partito e non mi hanno nemmeno ascoltata. Perché in politica, si sa, si è utili solamente per far numero.

Sono dell’avviso che la politica non esiste. Esiste la Morale: chi ce l’ha e chi non ce l’ha.

Mary