Noi no.

Dopo aver letto “Il Fasciocomunista” non posso fare a meno di rimuginare, rimuginare …

Quelli del secondo dopoguerra, scesi in piazza a pigliare mazzate a destra e a manca, erano ragazzi … La nuova generazione! Con i loro ideali portati alti come vessilli.

Fascisti e comunisti.

Che se ora, quelle ideologie che tanto hanno difeso, le si possono catalogare come “buone” o “cattive” non toglie nulla al fatto che, loro, in piazza ci sono scesi. Con nel cuore l’idea di un’Italia migliore. E ci hanno sputato sangue, si sono fatti la guerra.

Erano ragazzi … Ma hanno urlato così tanto che pure gli adulti si sono ritrovati costretti a prestargli ascolto! Erano ragazzi ma hanno cambiato l’Italia!

Noi non possiamo dire lo stesso.

I giovani di questa generazione stanno divisi in due: quelli che manco sanno dove abitano gli ideali e quelli che (e qui mi ci metto pure io) portano alti dei valori ma ne parlano e discutono fra amici, seduti al comodo sulle sedie. Senza impegno!

E intanto il nostro Bel Paese viene sgretolato e lasciato marcire da quei politici che tanto amano prenderci per il culo.

Il lavoro non c’è, da tanto da troppo.

La sanità lascia parecchio a desiderare.

La legge non è uguale per tutti. Uno stupratore viene rilasciato nel giro di 6 mesi per buona condotta e torna a ricommettere lo stesso reato.

La priorità la si da agli stranieri e raramente agli italiani.

Ma noi li lasciamo fare!

L’Italia viene derisa in ogni angolo dell’UE … E noi, zitti!

I fascisti, i comunisti … Avranno pure fatto i loro danni, ma per lo meno hanno fatto una cosa che ormai noi, non siamo più in grado di fare: sono scesi in piazza e hanno difeso i loro ideali, i loro diritti, la loro (e nostra) Patria!

 

!Bacio!

Stella_Marina

Il Fasciocomunista

Bentornati Sperduti.

Ho appena terminato la lettura. Questo romanzo m’ha straziato il cuore, come pochi altri.

La storia del secondo dopoguerra in un racconto esclusivamente italiano, vissuto e condiviso dalle parole di un semplice individuo, Accio Benassi. Dal tentativo, da parte del fascismo, di ritornare al potere alle guerriglie nate fra comunisti e sindacati, fino alle bombe esplose sui treni e nelle piazze. Tutto racchiuso in 334 pagine incensurate, apolitiche. Il racconto di una vita ritrovatasi prima alla destra e poi alla sinistra della linea.

Accio. Uno dei personaggi più veritieri e destabilizzanti che io abbia mai letto. Nato, cresciuto e divenuto fascio, per ideologia. Ordine, sicurezza, la Patria prima di ogni. Fascio divenuto falce e martello, per convinzione. Libertà, diritti, la Patria prima di ogni.

Ma quello che s’è capito, richiuso il libro e salutato (con estremo dispiacere) Accio, è una cosa: la Patria prima di ogni, è la cosa fondamentale … Ma è filosofia solo di coloro che l’amano davvero la propria terra … Per naturale esclusione, non sarà mai il vero scopo dei politici e della politica.

Quelli amano tutto … Ma solo quel tutto che tintinna di monete e puzza di potere.

Un libro che m’ha spalancato il cuore e mi ha costretto alla consapevolezza che c’è da studiarla, la storia … Ma non solo dal carro del vincitore.

Le si deve ascoltare tutte, le prospettive.

Mary

L’ignoranza

Sicuramente ognuno di voi avrà sentito dei battibecchi nati tra gli animalisti e Giuseppe Cruciani. Ma io, come al solito, mi ritrovo a scriverne MOLTO più tardi.

La notizia mi è giunta tramite Le Iene (le cui opinioni mi appaiono non troppo o per nulla neutrali, in alcuni casi) e subito si è scatenata la mia ira. Trovo fondamentalmente ridicolo che ancora nel 2016, l’uomo sia certo di essere l’unico essere vivente ad avere diritto alla vita, al rispetto, all’amore. Esattamente come trovo raccapricciante che esistano ancora persone dalla mentalità marcia come quella sotto specie di radiofonico.

Come mai nessuno si sente in diritto di prendersi gioco delle associazioni a favore dei bambini? O delle persone in genere?

Non sia mai!! Chiunque si occupi di creature tanto indifese, come i minorenni, diventa per legge un intoccabile a vita! Peccato che ci si sia dimenticati che ANCHE gli animali sono esseri indifesi, innocenti, bisognosi di tutela.

“Ma figuriamoci!” esclama ridendo la gente che, stupidamente, si crede di appartenere alla razza migliore del globo. E così diventa giusto prendere per il culo coloro che gli animali li difendono, li capiscono, li accudiscono e li aiutano.

Se sventoli un salame davanti agli occhi di chi ha capito che mangiare carne è un omicidio, poi non ti stupire se ti ritrovi qualcuno alle calcagna che ti rincorre fin dentro il tuo studio! Persone come Cruciani, mi fanno solo capire quanta ignoranza dilaghi ancora nel Mondo. Ignoranza e crudeltà. Sarebbe bene che la gente riflettesse.

Gli animalisti cercano semplicemente di portare alti i propri valori, prestando soccorso a creature da troppi maltrattate!

E’ giusto denigrarli per questo?!

Mary

Tra grigio e arcobaleno

Camminando nel silenzioso corridoio dei miei pensieri, mi sono imbattuta in un dipinto. Una metà completamente grigia. Nell’altra, un arcobaleno di colori. Al centro, questi opposti, si mescolavano creando buio e luce. Sotto la cornice, una targhetta.

«Relazioni»

Mi sono soffermata a lungo davanti a quel quadro. Intricato e bellissimo. La mente è corsa in vagabondaggio nel passato, in cerca di verifiche. “Si presentano così, le nostre relazioni?”. La mia prima storia è durata un anno – quasi – e a quella si sono succedute le altre, frenetiche e istantanee. Dal nulla, all’improvviso e senza invito, è inciampato Hugo nella mia vita. Pochi giorni dal mio diciottesimo compleanno. Giusto in tempo per esserci, mentre varcavo la soglia che divide infanzia e maturità. Lo ricordo bene. Scintillante di colori, vestito di idee, sicuro del suo mondo e pieno di ferite. In quel momento, le sfumature della realtà, avevano cambiato intensità dentro ai miei occhi. Non mi sembrava vero che tutto fosse stato da sempre così meraviglioso, senza essermene accorta. Finalmente riuscivo a vedere la bellezza segreta dell’Universo. Hugo era il mio telescopio. 

L’inizio: risate gioiose, ore intere a fare l’amore, carezze calde per troppo aspettate. Poi: la voglia di capirsi e raccontarsi. Di scoprire la carne bruciata nascosta sotto i veli del silenzio. Con il cuore gonfio di paura e sollievo, mi sono permessa di raccontare i dolori di un passato a cui permettevo di schiacciarmi. Così, ho pianto. Per la prima volta davanti a qualcuno. Per la prima volta, davanti a lui. Hugo ha impiegato più tempo di me, ma anche lui è riuscito a raccontarmi i suoi, di dolori. Così, come per me, ho pianto ancora … Per lui. Per entrambi. Non immaginavo quante ferite ci accomunassero. Lì, è arrivato l’amore. Senza scampo. Per la prima volta ho amato un ragazzo. Uno sconosciuto in cammino per il Mondo, diventato per me l’Amore Mio.

Un qualcosa di meraviglioso, purtroppo rovinato dalla negligenza di due innamorati. Io, che presuntuosa credevo di sapere – un po’ di tutto e un po’ su tutto -, ho dovuto ricredermi davanti al burrone chiamato distanza. Quello non lo conoscevo. Non lo avevo mai guardato. Invece ho dovuto farlo.  Non conoscevo il peso che impedisce agli occhi di incontrarsi ancora o ai sorrisi di fiorire insieme. Il fardello di rancori, errori, ferite mortali al cuore, delusioni e lacrime. Ora, tutto questo, lo trovo scritto sulla strada appena percorsa dai miei stessi piedi. Adesso so quanto male può fare.

Così, è capitato che – la ragazzina che si credeva già matura – è cresciuta più di quanto si fosse mai immaginata.  Ho capito cosa vuol dire contare i soldi nel portafoglio – perché non ce ne sono mai per una cena romantica – e ho capito come la rabbia possa ridurre in polvere tutto. Ho capito che l’orgoglio salva, ma non salva mai il cuore, che lentamente – ma nemmeno troppo – s’inaridisce. L’amore scintillante di quei due ragazzi tanto luminosi insieme, è giunto così al termine.

Lo sguardo osserva il dipinto. Spostandosi dalla metà colorata a quella ingrigita.

Nel grigiore, scorgo comunque una luce di colori. Perché lo devo a Hugo se ho compreso cosa significhi prendersi cura di un altro. Lo devo a lui se ho smesso di temere l’idea di aprire il cuore, se ho capito che è giusto continuare a lottare, se ho smesso di lasciar sanguinare il passato. Lo devo a lui se ho imparato quanto male può fare l’amarsi e quanti sforzi in realtà richieda. Quanto impegno, quanta importanza. Lo devo a lui, o meglio, a noi. Perché mi sono conosciuta sotto una luce dalla quale non ero ancora stata avvolta. E ho visto una nuova forza.

Questa è la sfumatura variopinta, nascosta nella metà di grigio. 

Hugo, Grazie!

Mary

Semplice “far numero”

Pensando alla politica, oggi mi è tornato alla mente un episodio che mi vede protagonista – se così si può definire un semplice “far numero” -. Perché non raccontarlo? Mi sono detta. Giusto per sorridere sulla poca consistenza di alcuni movimenti.

La vicenda prende vita dalla semplice richiesta, da parte di un membro di un partito del luogo, di prendere parte ad una riunione come nuovo volto e – in caso mi fossi trovata interessata – di aderirne come personaggio attivo. Ovviamente consapevole delle mie lacune in materia, mi sono presentata esclusivamente mossa da curiosità ed educazione, con la risposta finale già stampata nella mente: no! Essendo io apolitica – ritenendo ogni comizio una dimostrazione di presunzione verbale, che difficilmente si concretizza – trovavo l’intera situazione parecchio ironica e paradossale: mai mi sarei aspettata un invito alla vita politica.

Una volta raggiunto il luogo dell’incontro, però, tutto mi è parso sorprendentemente naturale: un gruppo di conoscenti seduti attorno ad un tavolo, ognuno con il proprio bicchiere – chi di vino, chi di spritz – a portata di mano. Qualche convenevole, per far mettere a proprio agio le giovani reclute – si, io ero una di queste -: due chiacchiere, quattro risate, una manciata di battute. Ed ecco che parte il primo atto de la grande assemblea … Che, guarda caso, è lo stesso momento in cui le mie braccia hanno cominciato a cadere (e non solo loro, se per questo). Quel gruppo di simpatici conoscenti – tutti adulti – ha presto preso le sembianze di una marmaglia di ragazzini riuniti per sparlare di un nemico comune, giusto per sentirsi un po’ più forti. Tra quelli che insultavano o denigravano il lavoro dell’avversario e quelli che giustificavano i loro insuccessi politici utilizzando errori o atteggiamenti dello stesso, non ho potuto fare altro che guardarmi intorno – guardare quelle persone letteralmente una ad una – e sorridere dell’inconsistenza di quei dialoghi. Tutti presi a darsi man forte, rendevano ancora più evidente la loro incapacità di essere adulti responsabili.

Una domanda mi si è formata allora nella mente: in una riunione del partito, non si dovrebbe parlare di migliorie – successi – insuccessi dello stesso? Perché spendere tempo spettegolando su persone non presenti? Purtroppo, passato lo sgomento iniziale, ho riguardato quelle persone – sempre una ad una – e mi sono accorta che la scena davanti ai miei occhi, non era poi tanto strana. Questa è la politica di oggi: affossare più avversari possibili – nel giusto oppure no, poco importa – per arrancare fino ad una vana meta, da cui altri proveranno a strapparti. Niente di nuovo. E’ impensabile, per un politico, sedersi ad un tavolo e parlare veramente dei proprio errori. Ed è per questa motivazione che, agli errori, non si trovano le giuste soluzioni. Davanti ad un teatrino talmente ridicolo – a parte ridere fra me e me – non sono riuscita ad evitare di farmi coinvolgere, iniziando a ragionare su il peso effettivo che avrebbe avuto la mia voce se avessi aderito al partito. Forse avrei potuto frenare queste chiacchiere inutili e riportare l’attenzione sui punti importanti; magari sarei riuscita ad ottenere veramente dei miglioramenti nella vita dei cittadini; impegnandomi avrei cambiato le cose. Mentre mi struggevo analizzando questi pensieri, uno dei quattro amici al bar mi fissa sorridendo, pronto a lanciarmi addosso una domanda. Chiunque nel tavolo taceva, lo sguardo puntato su di me.

«Tu cosa ne pensi della politica?» Ancora silenzio, tranne nel mio cervello – che insistente mi ripeteva: buttati e osserva quel che succede! -. «Sinceramente penso che la politica sia un affare contorno. Prima delle elezioni si fanno molte promesse, ma sono rare quelle che vengono seriamente concretizzate durante il mandato.» Qui, il capo bicchiere di bianco prende la parola, tentando invano di spiegarmi il perché sia ovvio che vada così: esistono gli imprevisti. Al che, candidamente rispondo: «Non sarebbe meglio promettere meno? Così si avrebbe tempo di realizzare tutto.», non serve nemmeno far presente la mancata risposta del mio interlocutore. Altro giro, altra domanda – tanto per sviare l’argomento iniziato – «Tu che sei giovane, cosa vorresti modificare nel nostro Comune?». Il sorriso accompagnato all’interrogativo stava ad indicare che già erano certi di conoscere la mia risposta: più pub, vita notturna, pizzerie 24h, piste da cross. No! «Io vorrei diminuire il bracconaggio, aumentando controlli e sanzioni.». Unico riscontro ottenuto: una battuta insipida e stupida da parte di uno dei membri.

Così la serata è giunta al termine, io mi sono alzata e sono uscita dalla sala. Non mi hanno più cercata, non hanno chiesto di me, non hanno preso in considerazione la mia ipotetica adesione al partito e non mi hanno nemmeno ascoltata. Perché in politica, si sa, si è utili solamente per far numero.

Sono dell’avviso che la politica non esiste. Esiste la Morale: chi ce l’ha e chi non ce l’ha.

Mary

Vegetariani si nasce, lo si dimentica e poi lo si diventa!

Ormai sono vegetariana da quasi due anni (la data esatta, al momento non la ricordo) e finalmente ho smesso di sentire quel boccone amaro di colpa scendermi lungo l’esofago, ogni volta che mangio qualcosa. Si, perché era così che mi sentivo negli ultimi tempi.

Fin da bambina mi sono data l’etichetta di “animalista” convinta. Ero una ragazzina che negli animali ci vedeva qualcosa di straordinariamente bello, qualcosa da preservare e per cui combattere! Ma la mia dieta prevedeva piatti abbondanti di fegato alla veneziana, petti di pollo, hamburger con il rispettivo sughetto. Credevo fosse normale. Pensavo che amare gli animali significasse semplicemente non ucciderli … Il che non mi toglieva il diritto di mangiarli. Invece no. Quanto sbagliavo!

Durante la primavera del 2014 ho cominciato a pormi migliaia di domande riguardo a me stessa, a cosa stessi facendo, come volessi diventare. Chiedendomi anche cosa significasse, per me, essere animalista. E quando la risposta a questa domanda arriva nell’esatto istante in cui ci si gusta una bistecca di pollo, la botta è davvero dura. Fa male! Capii in quel momento il mio enorme errore, rabbrividendo di disgusto per me stessa. Lentamente cominciai a prendere in considerazione l’idea di smettere di mangiare carne. Mi informai dal mio medico curante, feci un miliardo di ricerche allo scopo di essere pronta e sicura, al cento per cento, di cambiare completamente vita. Perché anche se si tratta semplicemente di una variazione della dieta, la vita ti si stravolge per davvero! Cambiano le abitudini, bisogna affaccendarsi nella ricerca del nuovo confort food e si deve prestare maggiore attenzione all’afflusso di proteine nel corpo, onde evitare di ritrovarsi distesi a terra, pallidi come un lenzuolo. Io, ad esempio, ero un assidua frequentatrice del Mc Donald’s. Lo chiamavo “la mia seconda casa” e questo lascia ben intendere quanto adorassi mangiare lì. Conoscevo ogni panino, ogni salsa o variazione del menù e riuscivo ad ingozzarmi come un camionista! Una piccola abitudine che faceva parte del mio essere me, con cui gli altri mi identificavano. Una “parte di me” che ora non c’è più. All’inizio del mio percorso da vegetariana, questa cosa mi ha sconvolta. Mi sentivo come se non fossi più realmente me stessa, come se avessi perso degli stralci del mio vecchio carattere e questo mi disorientava, trascinandomi in momenti di grande sconforto. Ma il rispetto verso la vita animale è stato più forte di quei turbamenti e, presto, ho imparato a ri-conoscermi per quella che sono adesso.

E cioè: una 23enne vegetariana che va pazza per le cotolette di soia accompagnate da una porzione smisurata di quinoa! Questa sono io, adesso! E ne sono felice!

Delle volte mi capita ancora di percepire la mancanza dei cibi da fast food (io la chiamo “astinenza del passato”). Ma mi preparo un bel panino imbottito di burger di soia, salse e sottaceti … E tutto passa!

Mary