Sergio Pitol Demeneghi

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Di origine italiana, Pitol nasce a Potrero (Veracruz) il 18 Marzo del 1933.

Divenuto orfano all’età di quattro anni, visse a stretto contatto con sua nonna che, oltre ad essersi presa a carico la sua educazione, divenne per lui un modello nella scoperta della letteratura, dal momento che era solita leggere molti romanzi, soprattutto Tolstoj, suo autore preferito.

Obbligato in casa per aver contratto la malaria, Pitol si dedicò ad alcuni grandi scrittori come Verne, Stevenson e Dickens, arrivando all’età di diciassette anni con una vasta cultura letteraria.

A sedici anni  frequentò l’Università di Città del Messico dove conseguì la laurea in diritto diventando successivamente titolare dello stesso corso di studi nell’Università di Veracruz e in quella di Bristol.

All’età di vent’anni, nel 1953, iniziò a viaggiare assiduamente: Cuba, Venezuela, New York dal 1953 al 1957 mentre, nel 1960 divenne membro del Servicio Exterior per il quale lavorò come associato culturale a Londra, Parigi, Varsavia, Budapest, Praga e Mosca (città nella quale rafforzò il suo affetto per la letteratura russa in generale, in particolar modo per Anton Cechov).

Nel 1966 si installò a Xalapa, in cui vive tutt’oggi, per ripartire nuovamente nel 1968 come associato culturale verso Belgrado, rinunciando al compito al termine dello stesso anno a causa del massacro di Tlatelolco in Messico, avvenuto pochi giorni prima dell’inaugurazione dei Giochi Olimpici 1968. 

Tra il 1969 e il 1972 Pitol visse a Barcellona lavorando come traduttore per diverse case editrici, oltre ad essersi stazionato a Roma e a Pechino per impegni sia di lavoro che di studi.

Influenti per la realizzazione dei suoi primi racconti (“Tiempo cercado” e “Infierno de todos”) furono i discorsi, sentiti durante l’infanzia, di adulti nostalgici del mondo precedente la Rivoluzione, racconti che vennero pubblicati dalla rivista Estaciones nel 1958 durante la collaborazione con lo stesso Pitol.

Tra il 1969 e il 1972, durante il suo soggiorno a Barcellona, lavorò con la casa editrice Anagrama che pubblicò le sue prime opere in Spagna e terminò il suo primo romanzo intitolato “El taÑido de una flauta” (1971).

Osservando il suo lavoro si possono riconoscere due tappe principali nello stile narrativo:

  • Prima fase. Iniziata con i suoi primi racconti, marcata da tinte nostalgiche e leggermente negative, colma di personaggi distrutti dalla fine della Guerra Civile e  incapaci di adattarsi alla realtà contemporanea e di bambini nati dopo il disastro rimasti orfani nonché malati e impauriti.
  • Seconda fase. Conosciuta come la fase dei viaggi, in cui il luogo funge quasi esclusivamente da struttura scenica, dove a risaltare è la psicologia dei personaggi e, di conseguenza, della natura umana.

Oltre che per i suoi romanzi, Sergio Pitol è conosciuto grazie alle traduzioni in lingua spagnola di noti autori italiani, inglesi, americani e russi oltre che per la propria carriera da diplomatico, che si concluse con la nomina di Ambasciatore del Messico a Praga (1983 – 1988).

Nel 1999 gli venne consegnato il IX Premio Juan Rulfo per la Letteratura Latino – Americana e dei Caraibi. Onorificenza oltre la quale, Pitol può vantare ben diciassette fra premi e riconoscimenti alla carriera. L’ultimo nel 2005, Premio Miguel de Cervantes.

 

Di suo ho letto: La Sfilata dell’Amore

 

!Bacio!

Stella_Marina

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